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Il Cav alla Rai: "O cambia o non firmo il contratto"

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Parole pronunciate prima del vertice del Pdl a Palazzo Grazioli. L'idv: "Siamo stanchi delle minacce e dei ricatti del dittatorello"

Tatiana Necchi
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Parole dure del Premier - «O la Rai cambia oppure non firmo il contratto di servizio». Sono queste le parole che il premier Silvio Berlusconi ha pronunciato prima dell'inizio del vertice del Pdl a Palazzo Grazioli circa l'informazione della Rai, spiegando di parlare nella veste di ministro dello sviluppo economico. Viene riferito che il Presidente del Consiglio ha ribadito il suo disappunto nei confronti di alcune trasmissioni a suo dire faziose. O fa le cose come devono essere fatte oppure niente firma al contratto di servizio, questo il ragionamento del Cavaliere. Qualcuno dei presenti ha assicurato che si è trattato solo di una battuta, ma sembra che il premier all'ufficio di presidenza del Pdl abbia manifestato la tentazione di non firmare il contratto di servizio con la Rai, un compito che in questo momento spetta a lui in quanto ministro ad interim per lo Sviluppo economico.  Solo una battuta - Alessio Butti, capogruppo Pdl in Commissione Vigilanza Rai esclude che davvero Berlusconi, possa rifiutare la firma sul nuovo contratto di servizio Rai già trasmesso dal Governo al Parlamento ed oggi all'esame della commissione di Vigilanza Rai. «Sto leggendo reazioni esagerate e fuori luogo. A Berlusconi - dice Butti ai microfoni di CNR media - piace fare battute e questo è stato. Si è trattata di una riunione a porte chiuse del vertice del partito, a Berlusconi piace, giustamente, fare battute ironiche e magari con ironia il premier può aver fatto una battuta del genere. Ma le reazioni sono talmente scomposte che non vale nemmeno la pena di commentare. Non c'è alcun pericolo che il contratto di servizio salti, ci mancherebbe altro». La risposta dell'IDV - La reazione dell'Idv non si è fatta attendere. «Siamo stanchi delle minacce e dei ricatti del dittatorello Silvio Berlusconi. Non è il padrone della Rai e non è più sostenibile il fatto che detenga ancora l'interim dello Sviluppo economico». A dire queste parole è stato Leoluca Orlando  in una nota il portavoce dell'Italia dei Valori. «Sono ancora più gravi e inaudite - prosegue - le sue parole perché lo Sviluppo economico ha anche la delega alle telecomunicazioni. Un maxi-conflitto d'interessi nel conflitto d'interessi. Minaccia giornalisti dalla schiena dritta e vuole imbavagliare la stampa con un ddl anticostituzionale e liberticida. Come ho sostenuto nella mia interrogazione - aggiunge l'esponente dipietrista - il contratto di servizio deve, invece, prevedere autonomia e libertà dei direttori di testata e dei giornalisti, senza consentire che il direttore generale sia ancora cinghia di trasmissione agli ordini di Berlusconi». L'idea di Gentiloni -  «Con la minaccia di non firmare il contratto di servizio il conflitto di interessi del Presidente Berlusconi oltre che una tragedia diventa anche una farsa». Lo dichiara in una nota Paolo Gentiloni, responsabile Comunicazioni del Partito Democratico. Secondo lui è ovvio che “il proprietario di Mediaset” non possa firmare quel contratto diventando così, anche sul piano formale, “l'interlocutore-controllore della Rai”. Per Gentiloni resta dunque la gravità di una minaccia rivolta al vertice Rai in una giornata in cui si devono prendere delle decisioni importanti sul palinsesto. «Ritengo - conclude Gentiloni - che la Commissione di Vigilanza, che sta concludendo l'esame del contratto di servizio, debba chiedere formalmente la fine dell'interim al Ministero dello Sviluppo; interim che impedisce l'entrata in vigore del contratto tra lo Stato e la Rai». La reazione di Giulietti - Il portavoce di Articolo21 Giuseppe Giulietti in merito alle parole di Berlusconi dice: «In questi giorni si è urlato per reclamare le dimissioni di Marchisio dopo la sua uscita sull'inno. Ma cosa si dovrebbe chiedere per Berlusconi nella sua qualità di premier e ministro ad interim delle Telecomunicazioni e proprietario di Mediaset che ha osato dire che non firmerà il contratto di servizio se la Rai non si piegherà ai suoi voleri? - prosegue - Ma le autorità di garanzia vogliono battere un colpo? C'è qualche esponente del centro destra che vorrà sussurrare un pur flebile dissenso? In questo contesto c'è ancora chi pensa a un compromesso sulle intercettazioni o sulla manovra economica con un signore che usa questo linguaggio? Che almeno sottobanco gli chiedano la consueta finta rettifica. In ogni caso - conclude Giulietti - non vorremmo essere nei panni dei consiglieri del centro destra che dovranno trovarsi a dare esecuzione a questo ennesimo editto».

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