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Guantanamo, chiudere non è una priorità

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Opposizione politica e altre emergenze hanno rallentato lo smantellamento del centro di prigionia

Eleonora Crisafulli
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Obama lo aveva promesso prima ancora delle elezioni, tra i primi interventti del neo presidente degli Stati Uniti ci sarebbe stata la chiusura del penitenziario di Guantanamo. Ma, a distanza di un anno e mezzo dal suo ingresso alla Casa Bianca, tutto è rimasto invariato  sul'isola di Cuba. Tra  l'opposizione politica e l'emergere di nuove priorità, l'amministrazione Obama ha allentato gli sforzi, rendendo improbabile che il presidente riesca a chiudere la  prigione entro la fine del suo mandato nel 2013. Come scrive oggi il New York Times già alla fine dello scorso anno Barack è stato costretto a rimandare la prima scadenza, che prevedeva la chiusura del centro di  prigionia creato da George Bush e diventato il simbolo di tutti gli abusi della sua guerra al terrorismo, entro il gennaio del 2010. Allora, però, la Casa Bianca aveva presentato un piano concreto per il trasferimento dei detenuti in una prigione  federale in Illinois. Ma il progetto è stato bloccato dal Congresso. Carl Levin, democratico che presiede la commissione  Forze Armate della Camera e sostiene il piano di trasferimento, denuncia "una certa inerzia, l'amministrazione a quanto posso vedere non sta mettendo molta energia nel progetto" di chiusura. Ma crede che "con ogni probabilità la situazione sarà   ancora aperta" prima delle prossime elezioni. Da parte sua, la Casa Bianca ha confermato comunque l'intenzione di chiudere la prigione: "I nostri comandanti hanno espresso chiaramente che la chiusura del centro detentivo è un imperativo per la nostra sicurezza nazionale e il presidente rimane   impegnato per questo obiettivo", ha detto il portavoce Ben LaBolt. Ma  "il presidente non può solo agitare la bacchetta magica per far chiudere Gitmo".

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