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Fini ha un nuovo amico

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Franceschini apre all'ex leader di An in chiave anti-Cavaliere: "Potremmo votare assieme sulle intercettazioni"

Paolo Franzoso
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Gianfranco Fini non ha bisogno di fondare un nuovo partito, ce l'ha già. È il Pd. Le affinità non sono mai mancate e ora più che mai il presidente della Camera strizza l'occhio alla sinistra. Le sue recenti sortite anti-Berlusconi e quelle del partito di Bersani viaggiano sulla stessa linea d'onda. La sinistra, di suo a corto d'idee e (soprattutto) consensi, ricambia la stima e si stringe attorno all'ex leader di An, con la convergenza definitiva sul ddl intercettazioni. Tocca a Dario Franceschini rompere gli indugi: "Per limitare i danni, potremmo votare a favore di quegli emendamenti presentati dai deputati finiani". D'altronde la terza carica dello Stato critica il governo del Cavaliere e sulle intercettazioni ha eretto una trincea dalla quale lancia attacchi continui. E il Partito democratico - Enrico Letta docet - ha stabilito che l'aula di Montecitorio diventerà un Vietnam. "In luglio ci sarà la discussione generale – ha dichiarato Franceschini appena quattro giorni fa - potrebbero volerla votare nella prima settimana di agosto, devono sapere che troveranno un inferno da parte dell'opposizione. Useremo tutti gli strumenti parlamentari a disposizione per fare nel modo più fermo, più determinato, più duro possibile il nostro ruolo di opposizione". Battaglia dura annunciata, lotta lunga ed estenuante a colpi di ostruzionismo. Fini ha già preparato la trincea, il Pd ci si butterà dentro. Perfetta comunione d'intenti. In attesa dell'unione formale.

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