Bossi: "Se andiamo al voto spazziamo via tutti"
Il Senatur conferma la fedeltà al Pdl: "non si inizia con Berlusconi per finire con Bersani". E Gasparri conferma la linea del premier: "O andiamo avanti col programma, oppure si andrà alle elezioni"
Perdere 7 chili e preparare le elezioni. Questo è il piano del Cavaliere per il mese d'agosto. Archiviato il capitolo Caliendo, che si è salvato - ma a costo di mostrare a tutta l'Italia che il governo non ha più la maggioranza in Parlamento - Silvio Berlusconi ostenta ancora forza e determinazione. E giura: "non ci faremo fiaccare, al primo incidente serio (con i finiani, ndr) si va al voto". E nel Pdl già circola una data: il 27 marzo 2011. Anche se non si può escludere che la crisi avvenga molto prima, già in ottobre. Mercoledì sera, dopo la cena con il premier britannico Cameron, il premier ha commentato con i giornalistia la giornata politica. E le parole sono state gravi. " Noi abbiamo fatto tutto ciò che potevamo", dice il Cav. La colpa? "tutta di Fini e per motivi personali". E ancora "noi andiamo avanti per realizzare tutto il programma se altri ce lo impediranno andremo di fronte agli italiani". Bossi ambiguo, ma poi chiarisce - Il fido e fondamentale alleato del premier, Umberto Bossi, non vuole troppo sbilanciarsi. E sulle elezioni, che ieri dopo il voto in aula per la sfiducia a Caliendo escludeva categoricamente ("resistiamo, non si va al voto ora" erano le parole a caldo del Senatur), ha già cambiato idea un'altra volta. "Il voto? Per noi è sempre semplice. Il Nord è sempre pronto. Vinceremmo". Ma sul tandem con il Pdl al Nord, che alle ultime elezioni aveva garantito la vittoria, non si sbilancia. " Se si andasse alle elezioni anticipate, la Lega si presenterebbe in alleanza con Silvio Berlusconi?", gli domandano i giornalisti e lui risponde "Vedremo, noi andiamo al voto sui programmi". Questo fino alle 15 del pomeriggio. Poi alle 18, il leader del Carroccio, ha precisato meglio le sue parole. E a chi gli chiedeva se la Lega valuta un'alleanza con il Pd, ha risposto "Non si inizia con Berlusconi per finire con Bersani. La gente non lo capirebbe...". E aggiunge, "Sul federalismo so che Berlusconi manterrà la parola, lo ha sempre fatto". Anche l'ufficio stampa della Lega ha precisato: "Il leader della Lega Umberto Bossi non ha mai messo in discussione l'alleanza con Silvio Berlusconi. E' il suo 'vedremò, riportato da alcune agenzie di stampa, era in risposta alla domanda sulla possibilità di elezioni anticipate, e non alla certezza di un'intesa con il Cavaliere anche in futuro, certezza che non è mai stata messa in discussione". Il vertice a Palazzo Grazioli - La linea del Pdl è chiara ed è stata ancora una volta ribadita al termine del vertice di partito dal capogruppo al Senato, Maurizio Gasparri. Andare avanti seguendo il programma e rispettando il patto siglato con gli elettori oppure andare al voto. Non ci sono alternative. "La nostra posizione - dice Gasparri - è di grande serenità. Avendo i numeri nel Paese e un mandato degli elettori proseguiremo nell'attuazione del programma, lasciando ad altri la responsabilità di privilegiare o la coerenza verso gli elettori o scelte diverse. Se qualcuno si sottrae all'impegno" verso gli elettori "se ne assumerà la responsabilità, che vuol dire portare il Paese alle elezioni". A Palazzo Grazioli, dove i vertici del Pdl si sono ritrovati per l'ultima volta prima delle vacanze, erano presenti i coordinatori nazionali (Verdini, Bondi e La Russa), i capigruppo (Cicchitto, Gasparri e Quagliariello) e i ministri Matteoli, Frattini, Alfano e Tremonti. Presente anche il sottosegretari alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta e Paolo Bonaiuti. La conferenza stampa di Casini - Il leader dell'Udc, Pierferdinando Casini, ha convocato una conferenza stampa per commentare la situazione che si è creata dopo il voto di ieri in aula. E intravede due strade: "Se Berlusconi vede l'impossibilità di governare, fa benissimo ad andare al Quirinale e dimettersi, se capisce la novità di un'area di responsabilità nazionale ci si misura". Insomma, per casini "il voto sarebbe una fuga irresponsabile". Mentre il cosiddetto terzo polo, "non è una manovra di Palazzo. E' un'area di responsabilità destinata ad allargarsi nel Paese". La Camera ha respinto la mozione di sfiducia presentata da Pd e Idv contro il sottosegretario alla Giustizia, Giacomo Caliendo sotto inchiesta nell'indagine sulla cosidetta P3 con 299 voti contrari da Pdl e Lega, 229 a favore da Pd e Idv, 75 astensioni da Fli, Udc e Api. La maggioranza richiesta per l'approvazione della mozione era di 265 voti. I deputati presenti alla seduta sono stati 603, i votanti 528. Tutti in vacanza - Con il no alla mozione di sfiducia contro il sottosegretario alla Giustizia, la Camera dei deputati ha iniziato la pausa estiva dei lavori. Le commissioni riprenderanno la settimana che inizia il 6 settembre. L'aula invece è riconvocata per il pomeriggio di mercoledì 8 settembre quando sarà data lettura in assemblea del calendario del mese di settembre. La discussioni in aula - I finiani di Futuro e Libertà per l'Italia, i deputati dell'Udc, dell'Api di Rutelli e dell'Mpa si sono astenuti come preannunciato, anche se rispetto alle 84 potenziali astensioni se ne sono registrate solo 75. Nel dettaglio, a scegliere l'astensione, sono stati 37 centristi (assente Enzo Carra), sette dell'Api di Rutelli (Bruno Tabacci era in missione), cinque dell'Mpa più l'indipendente Ricardo Antonio Merlo e 25 di Futuro e Libertà. Al gruppo dei 33 finiani sono mancati i voti degli assenti giustificati Mirko Tremaglia, Giuseppe Angeli, Francesco Divella, Giuseppe Consolo, dei due sottosegretari in missione Roberto Menia e Antonio Buonfiglio, del ministro Andrea Ronchi e del sottosegretario Adolfo Urso, che come stabilito nella riunione di martedì con il presidente della Camera hanno votato con la maggioranza in quanto membri del governo. Dichiarazione di voto del governo - Sulla mozione di sfiducia a Caliendo, il governo ha espresso un "convinto parere contrario". Così il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, ha dichiarato durante il suo intervento in aula che precede la dichiarazione di voto (prevista per le 17.00 di questo pomeriggio, in diretta televisiva). Con una stoccata all'ex compagno di partito, Gianfranco Fini. "Sui principi, come il garantismo ndr, non ci si astiene", ha detto il guardasigilli. E poi la sparata sulla P3 "Un'invenzione di giudici e della sinistra - dice il ministro della Giustizia - vorrebbero condannare Caliendo per una questione da molti giudicata una fumisteria". Rischio crisi - Il deputato Pdl Mario Landolfi, intervistato da Radio Radicale, pone una questione critica. "Senza una maggioranza di almeno 316 no alla mozione sul sottosegretario Caliendo il presidente del consiglio dovrebbe chiedere di poter conferire con il Presidente della Repubblica per discutere dello scenario di crisi che si andrebbe ad aprire". Ovvero, se non saranno almeno 316 a votare contro la sfiducia a Caliendo, secondo il deputato Pdl, si va inevitabilmente incontro alla crisi. La mozione di sfiducia è stata presentata lo scorso 14 luglio dai partiti d'opposizione Pd e Idv, dopo il coinvolgimento di Caliendo nell'inchiesta sulla cosiddetta P3. Il sottosegretario è indagato per associazione segreta e la lettura delle intercettazioni mostra i suoi contatti con i presunti membri dell'associazione Carboni, Lombardi e Martino. Ed è anche questa la ragione per cui, al di là di un eventuale rilievo penale, l'opposizione chiede che Caliendo lasci il governo. Anche se la sfiducia solitamente riguarda un governo, è sempre più frequente che una mozione venga sollevata per un singolo ministro o, come nel caso specifico, per un sottosegretario. Il voto - Come in ogni mozione di sfiducia, il voto non è segreto. La maggioranza è fissata a quota 316, essendo 630 i deputati. Pdl e Lega insieme raggiungono 296 voti, ma a questi si dovrebbero aggiungere i quattro finiani membri del governo – Ronchi, Urso, Menia e Buonfiglio. A favore voteranno Pd e Idv, che insieme raggiungono 235 voti. Mentre i 76 di Udc, Api, Fli e Mpa si asterrano. Rimangono fuori alcuni membri del gruppo misto. Ma sembra che i sì non dovranno incontrare grosse difficoltà per far restare Caliendo al suo posto.