Cerca
Cerca
+

Le barriere coralline si possono salvare

Esplora:
default_image

L'idea è piantare dei rametti spezzati. Nel giro du qualche anno sarebbero perfettamente integrati nella barriera

Tatiana Necchi
  • a
  • a
  • a

In arrivo una buona notizia per gli amanti del mare e della natura. La barriera corallina potrebbe non essere del tutto condannata a scomparire. Tra le cause che portano alla sparizione del corallo c'è l'aumento delle temperature dei mari, l'acidificazione degli oceani, oltre allo sviluppo delle coste e all'eccessivo sfruttamento delle risorse ittiche e, ovviamente, l'inquinamento. Ma c'è molto di più. Anche la pesca, la protezione delle coste ma soprattutto il turismo: sono solo alcuni degli spazi che l'uomo si è preso e l'impatto economico è stimato in 172miliardi di dollari l'anno. Ma in molti si dimenticano che mezzo miliardo di persone dipende da questi ecosistemi per la propria sopravvivenza, senza contare poi gli "abitanti" del mare. E gli scienziati lanciano l'allarme: «Questi ecosistemi, che ospitano la più grande biodiversità marina degli oceani verranno severamente danneggiati comunque in meno di 100 anni», dice Jacob Silverman, della Carnegie Institution, della Stanford University della California, responsabile dello studio che ha innescato l'allarme. Dal 1950 a oggi il 20% della barriera corallina è scomparso e un altro 20% è a rischio di collasso. Addirittura il 58% è minacciato dall'uomo e dalle sue attività. Hanno anche identificato un punto di non ritorno dell'ecosistema dei coralli, ossia il momento in cui la barriera non si rigenera più e verrà sorpassata dalla velocità in cui si disgrega. Sono stati ipotizzati diversi rimedi per la salvaguardia della barriera ma oggi è stata presentata una soluzione assai semplice ed economica: si tratta di praticare del giardinaggio. Marino ovviamente. Sembra che basti trapiantare dei rametti di corallo rotti sulle barriere e questi nel giro di qualche anno diventeranno grandi e saranno completamente integrati nella barriera. E l'idea è arrivata da Graham Forrester, dell'università di Rhode Island. Questa tecnica è stata testata con successo al largo delle Isole Vergini britanniche le cui barriere coralline sono messe a dura prova dalle tempeste.

Dai blog