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Il Pd apre ai finiani

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Bindi: "Se Berlusconi e la Lega dovessero portare il Paese alle terze elezioni in sei anni, proporremo a Fli un'alleanza per la democrazia". Anche l'Udc potrebbe entrare nel "nuovo" Ulivo di Bersani, ma Casini non è d'accordo. Contrario anche Di Pietro

Eleonora Crisafulli
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"Se Berlusconi e la Lega dovessero portare il Paese alle terze elezioni in sei anni, allora noi proporremo a Fli un'alleanza per la democrazia". Sembra quasi una minaccia la nuova proposta del Pd, che spera così di vincere una competizione elettorale. Una minaccia che però non fa tremare la maggioranza. Ad aprire ai finiani è il presidente del partito Rosy Bindi, che dagli studi di Telelombardia annuncia: "Noi staremo con tutti coloro che sono disponibili a salvare questa Costituzione". La Bindi si è detta favorevole anche all'ingresso dell'Udc nel nuovo Ulivo proposto da Bersani, nell'ottica di una "possibilità di prospettiva e incontro per costruire un'alternativa di governo". La maggioranza è finita "dopo le parole di Farefuturo sul killeraggio del berlusconismo, che cosa aspettiamo da domenica se non la rottura definitiva?". Secondo la deputata il premier ha paura delle elezioni, "le minaccia perché vuole gli accordicchi nella sua maggioranza" ma sa di non poter vincere. "Bene che gli vada - vaticina la Bindi - non avrà mai una maggioranza al Senato e, comunque vada, vinceremo noi perché abbiamo tutte le carte in regola per vincere". Insomma il Pd è ottimista, o almeno così vuole apparire, nonostante la necessità di ricorrere a un (vecchio) avversario politico per restare ancora a galla. I finiani escludono una possibile alleanza. "Noi siamo nel centrodestra e restiamo nel centrodestra - spiega il capogruppo di Fli alla Camera Italo Bocchino - Siamo in questa maggioranza e ci resteremo". Inoltre "non ci sono ragioni per elezioni anticipate  e non ci sono ragioni politiche e culturali per alleanze di Futuro e libertà con la sinistra". Anche Bersani frena: "In Italia ormai siamo molto legati a un sistema bipolare". Se poi "un terzo polo  dovesse nascere noi riconosceremmo la necessità di un dialogo, proprio a cominciare dal tema delle regole, che non possono essere la Costituzione di Arcore. Quindi, trattiamo con tutti i poli possibili. Siamo flessibili", però "vedremo" a chi aprire e quando. Casini - L'opposizione ancora una volta si presenta poco coesa. Il primo a bocciare la proposta avanzata dalla Bindi è il leader dell'Idv Antonio Di Pietro, che si oppone strenuamente a un'alleanza con Fini e Casini. Ancora più categorico Nichi Vendola: "Non si può tornare alla prima Repubblica". Mentre il centrista Pierferdinando si oppone alla riesumazione dell'Ulivo e fa sapere che l'Udc sceglierà la via del "terzo polo", non escludendo però un'alleanza Fli-Pd che lasci fuori l'Idv: "Non posso avere niente a che fare con chi pensa sia un grande successo della democrazia il fatto che Dell'Utri non parli dei diari di Mussolini. Penso sia una pagina nera della democrazia che il nostro peggior nemico non possa parlare. Il programma di una forza che vuol governare il paese non può essere zittire l'avversario politico, neanche zittire un condannato". Di certo, conclude Casini, "se devo imbarcarmi in un'alleanza che sia la riproposizione del governo Prodi, dico 'no grazie'". Di Pietro - D'altra parte anche Di Pietro non accetterebbe una convivenza con Casini: "Il Partito democratico deve fare una scelta: stare dalla parte di una sinistra riformista oppure mettersi assieme a questo terzo polo costruito fra l'altro con i rimasugli della Prima Repubblica. Per noi non esiste nessuna possibilità di fare agglomerati con personaggi in cerca d'autore. Con Udc e finiani non ci possiamo alleare e comunque Fini e Casini non staranno mai con il centrosinistra". Al leader Idv non dispiace il "nuovo" Ulivo "ma dentro ci devono stare i contenuti". Capezzone - Dalla maggioranza arriva il commento del portavoce del Pdl Daniele Capezzone: "Come volevasi dimostrare, nonostante le smentite dei giorni passati, il Pd ha in testa solo un'ammucchiata in salsa antiberlusconiana. Divisi su tutto, senza proposte e senza progetto comune, uniti solo in un'ostilità tribale e prepolitica contro il premier. E le parole di Rosy Bindi ne sono l'ennesima conferma".

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