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Berlusconi sui rom: "Io sto con Sarkozy"

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Il presidente francese alla commissaria Ue alla giustizia: "Prenditeli in Lussemburgo". Stati Uniti e Germania si schierano con Bruxelles. Ma è asse tra Francia e Italia

Eleonora Crisafulli
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Francia e Italia giocano contro la Ue sulla questione dei rom. Silvio Berlusconi lo ha detto chiaramente: l'Italia sta con Sarkozy. "E speriamo che la convergenza italo-francese aiuti a scuotere l'Europea e ad affrontare il problema (dei rom e dell'immigrazione, ndr) con politiche comuni". Le dichiarazioni sono state rilasciate dal presidente del Consiglio in un'intervista al quotidiano francese Le Figaro. "Bisogna aggiungere questo tema al Consiglio europeo per parlarne tutti insieme e trovare una posizione comune". Nicolas Sarkozy ha risposto malamente al Commissario europeo alla Giustizia, Viviane Reding, che ieri ha annunciato l'apertura di una procedura d'infrazione contro Parigi per i rimpatri dei rom. Per il presidente francese, le critiche del commissario alla sua politica nei confronti dei rom sono "inaccettabili" e non fanno altro che alimentare "una sterile controversia". Secondo indiscrezioni, Sarkozy avrebbe anche esortato Reding ad accogliere i gitani a Lussemburgo, suo Paese natale. "Non si tratta di fare polemica, né con la Commissione né con il Parlamento - si legge in una nota della presidenza della Repubblica - tuttavia certe affermazioni sono semplicemente inaccettabili". Ora è tempo di un "dialogo pacifico per trattare il fondo degli argomenti. C'è la volontà di trattare le cose sul fondo e non lasciarsi trascinare in sterili polemiche". Il segretario di Stato francese agli Affari europei, Pierre Lellouche, rincara la dose. "Questa specie di gaffe che ha fatto è indecorosa", ha dichiarato alla radio RTL. "Basta con il suo tono, la mia pazienza ha un limite: non è questo il modo di rivolgersi a un grande Paese". Al Commissario Ue che aveva sostenuto che non si sarebbe aspettata di rivivere situazioni simili "dopo la fine della Seconda guerra mondiale", Lellouche ha risposto indignato: "Come ministro francese, come cittadino francese e come figlio di un combattente nella resistenza contro i nazisti, non posso lasciare che la signora Reding affermi che la Francia del 2010 ha un governo come quello di Vichy". Il riferimento è all'esecutivo che durante la Seconda guerra mondiale avviò ai campi di concentramento migliaia di ebrei, zingari e rom. "Una somma di denaro in contanti e un biglietto aereo verso il Paese di origine non sono la stessa cosa dei campi di sterminio o delle camere a gas", ha osservato Lellouche, augurandosi che nella Reding "la passione abbia avuto il sopravvento sul pensiero". Barroso  e il governo tedesco si schierano con la Reding - A difesa della Reding è intervenuta la Commissione europea, confermando che la posizione della commissaria sulle espulsioni dei rom dalla Francia è quella dell'esecutivo di Bruxelles. Il presidente Josè Manuel Barroso ha ribadito che "la legge comunitaria deve essere rispettata e il divieto di discriminare sulla base delle origini etniche è uno dei valori su cui si basa l'Unione europea". Forse, nell'enfasi del momento, alcune espressioni usate dalla vicepresidente "possono aver creato un malinteso", ma la Reding, secondo Barroso, "non voleva certo stabilire alcun parallelismo fra quanto accaduto durante la Seconda guerra mondiale e la situazione presente".   Ora, ha proseguito Barroso, "è il momento del dialogo" e la Commissione "concluderà la sua analisi della situazione entro le prossime due settimane". Anche la Germania si schiera con Bruxelles. "Il diritto di circolazione all'interno dell'Unione Europea è "incondizionato" e "nessuna discriminazione è consentita nei confronti delle minoranze etniche", ha detto il portavoce del governo tedesco, Steffen Seibert, durante una conferenza stampa. Messaggio simile da Washington, che invita il governo francese, e non solo, a "rispettare i diritti dei rom". La Lega inchioda la Reding- Mario Borghezio, eurodeputato della Lega nord, ha presentato un'interrogazione in cui chiede alla Commissaria Reding di confermare o, eventualmente, smentire il fatto che nel suo Paese - il Lussemburgo - i campi nomadi semplicemente non esistono e che, anche grazie all'indurimento delle norme vigenti sulle espulsioni dal 2008, qualunque straniero pescato a svolgere anche solo attività di mendicità viene immediatamente espulso dal Paese. "Formidabile - osserva Borghezio in una nota - questa Commissaria europea, pronta a indignarsi contro la Francia che, seguendo il buon esempio dell'Italia, ha deciso di mettere un pò d'ordine sulla presenza molesta dei rom nei (troppi) campi nomadi".  "Se non che - come qualcun altro nei palazzi vaticani - predica verso l'esterno l'esatto contrario di quel che avviene a casa sua. In Lussemburgo, infatti, la polizia ha fatto addirittura affiggere all'entrata dei supermercati un manifesto in cui si diffida a dare elemosina ai questuanti che, se stranieri, vengono immediatamente accompagnati alla frontiera per essere espulsi. Non sarebbe opportuno - conclude Borghezio - che anche gli altri Stati membri dell'UE potessero adottare, senza gli strilli di madame Reding, le regole in vigore in Lussemburgo?"

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