Mette in scena una rapina per uccidere il marito
La donna ha confessato di aver assoldato un sicario, pagandolo 200mila euro, per compiere il delitto
L'anziano 71enne morto ieri a Conegliano in seguito a quello che sembrava un tentativo di rapina, è stato ucciso per volere della moglie. La donna, in un primo momento scambiata per una vittima, insieme al marito, ha assoldato un sicario per compiere il delitto, dietro il pagamento di 200mila euro. A raccontarlo è stata la donna stessa, Laura de Nardo, 61 anni, crollata dopo ore di interrogatorio e arrestata dalla Squadra mobile di Treviso con l'accusa di omicidio volontario premeditato. Movente del delitto l'eredità: essendo in difficoltà economiche la de Nardo si sarebbe rivolta a Ivan Marin, 36 anni, che avrebbe assoldato Gennaro Geremia, 48 anni pregiudicato, col quale avrebbe poi ucciso David, soffocandolo con un cuscino dopo avergli infilato in bocca uno straccio intriso di un solvente. La messinscena - Dopo l'omicidio la donna avrebbe giocato al computer, mentre i complici inscenavano la rapina, mettendo a soqquadro le camere da letto. Poi, per dare più credibilità all'aggressione hanno imbavagliato la signora e le hanno legato mani e piedi con del nastro adesivo. Al termine, la donna ha svegliato, con le urla, la figlia, Sally Tonon, 40 anni, avuta da un'unione precedente e portatrice di handicap, che è riuscita a slegare la madre. Quest'ultima avrebbe recitato la parte scoprendo con la figlia il corpo dell'uomo esanime nella sua camera da letto. E' stata la figlia a chiamare il 113. Nel frattempo Marin ha raggiunto a Fregona l'abitazione di Mirko Della Giustina per consegnargli i monili in oro che erano stati presi per simulare la rapina. All'interno del camino di casa di Marin sono stati bruciati i guanti e alcune pezze utilizzate per ripulire le tracce dell'omicidio. Dopo il crollo e la confessione della moglie della vittima anche Marin ha ammesso le sue responsabilità, coinvolgendo nell'inchiesta Geremia. Sulla base degli elementi raccolti, i due uomini, sono stati sottoposti a fermo di indiziato di delitto di omicidio in concorso volontario e premeditato. L'ultimo a finire in manette è stato Della Giustina, accusato di favoreggiamento personale e ricettazione, per aver ricevuto e successivamente rivenduto monili in oro e orologi della vittima e della donna (con l'evidente obiettivo di imulare la rapina). Così, dopo 24 ore dall'omicidio di Eliseo Davi, avvenuto all'interno della sua abitazione, la mobile coordinata da Riccardo Tumminia, assieme al Commissariato di Conegliano, ha risolto il caso. Gli uomini sono stati rinchiusi presso il carcere di Treviso, mentre la donna si trova reclusa nel carcere di Venezia. "Siamo molto soddisfatti dell'importante risultato ottenuto - ha commentato il dirigente Tumminia -. Abbiamo applicato una metodologia di investigazione criminale finalizzata a scoprire dapprima l'errore nascosto in ogni singola pista d'indagine per poi scartare tutte le ipotesi non sostenibili e giungere all'unica verità possibile e rappresentabile. Solo coì - ha aggiunto - abbiamo potuto scoprire che non si trattava di una rapina, anche se molto ben simulata, bensì di un omicidio premeditato volontario commissionato dalla moglie del defunto ad un conoscente che a sua volta aveva assoldato un killer".