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Veltroni soffoca la corrente. "Discutiamo ma restiamo uniti"

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L'ex segretario del Pd minimizza le differenze che logorano i democratici. "L'avversario comune è Berlusconi"

Roberto Amaglio
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Che il Pd non sia certo in salute lo hanno già sancito i confronti elettorali che si sono susseguiti dal 2008 a oggi. Deve essere per questo che, a 24 ore dallo scricchiolio politico provocato dal documento proposto da Walter Veltroni e firmato da 74 parlamentari democratici, lo stesso ex segretario del partito ha immediatamente corretto il tiro, chiudendo lo spiffero di una corrente che avrebbe potuto causare una brutta polmonite a uno schieramento già malaticcio. Incassata la reazione non si sa se fredda o stizzita di Pierluigi Bersani, infatti, quest'oggi Veltroni ha di fatto sminuito la portata del testo da lui proposto. "Il Pd può discutere ma è e sarà sempre unito. Deve essere unito nel contrasto della politica di Berlusconi e nella costruzione di una vera alternativa di governo". Un tentativo di ricompattare un fronte forse mai completamente unitario. Una missione talmente difficile che lo stesso Veltroni (quello che non nominava mai l'avversario politico in campagna elettorale) ora utilizza la tattica del “daglie addosso al premier” per distogliere l'attenzione dai problemi interni al partito. Queste infatti le due linee guida che Veltroni propone a Bersani per evidenziare le mancanze del Governo Berlusconi. "E' inaccettabile la compravendita di parlamentari da parte del presidente del Consiglio. Suggerisco l'idea di una conferenza stampa o di un'iniziativa in cui il segretario, insieme a tutti gli esponenti di spicco del partito, denunci questa presa in giro, questa inaccettabile pratica trasformistica: cercare parlamentari eletti all'opposizione, come gli Udc siciliani, per portarli in maggioranza conferma un'idea inaccettabile della democrazia". E, cosa nemmeno sfruttata in campagna elettorale, ora Veltroni punta anche sul conflitto d'interessi del Cavaliere. "Il presidente del Consiglio è il proprietario di Mediaset e in questo momento è ministro delle Comunicazioni. Se attorno a questo tema ci fosse un'iniziativa di tutto il Pd sarebbe una cosa importante". Il documento veltroniano ha però palesato le differenze all'interno del Pd. Lo stesso Fioroni, uno dei promotori, ha difeso con forza l'iniziativa dei 75 parlamentari in un'intervista al Corriere della Sera. "Non c'è un partito al mondo che non riterrebbe la nostra iniziativa un arricchimento e un contributo. Nella Democrazia Cristiana documenti come questi erano il pane quotidiano, mai visti anatemi, scomuniche o censure". E sullo stato di salute del Pd, Fioroni tuona contro il nichilismo di Bersani. "Non vogliamo arrenderci a un 26% che non cresce e non pensiamo, al contrario di qualcun altro, di affidarci agli alleati per la raccolta del consenso".

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