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Elezioni in Svezia, vince il centrodestra di Frederik Reinfeldt

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Sconfitto il centrosinistra che puntava sulla candidata Mona Sahlin. Il partiti xenofobo, per la prima volta, entra in Parlamento

Tatiana Necchi
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È la coalizione di centrodestra, guidata dal primo ministro Frederik Reinfeldt, a vincere le elezioni politiche, senza però raggiungere la maggioranza assoluta e necessaria a formare da sola un nuovo governo. La vera novità, però, è un'altra: in Parlamento, infatti, entrerà per la prima volta l'estrema destra xenofoba, i Democratici di Svezia (Sd) di Jimmi Akesson, che con circa il 5,7% dei voti hanno superato la soglia necessaria (4%) a conquistare seggi, e ne ottengono 20. In base ai risultati quasi definitivi dello spoglio (il 98% delle circoscrizioni), l'Alleanza di quattro partiti guidata da Reinfeldt ha ottenuto circa il 49,2% e 172 dei 349 seggi del Parlamento. Ma anche un suo secondo mandato sarebbe un'altra prima assoluta in un secolo di storia del Paese scandinavo, dove i socialdemocratici hanno dominato la scena politica per 80 anni. In nottata Reinfeldt, parlando ai sostenitori ha detto che cercherà l'appoggio dei Verdi e ha poi ribadito che non intende allearsi con l'estrema destra. Sconfitto il centrosinistra, che puntava sulla socialdemocratica Mona Sahlin, per recuperare il primato perduto quattro anni fa e che si è fermato al 43,6% circa dei suffragi e ottiene 157 seggi: «Abbiamo perso, tocca all'Alleanza il compito di costruire il governo», ha detto la donna. L'estrema destra di Akesson, 31 anni, da cinque leader di Sd, è da tempo presente negli enti locali e si ritrova dunque a fare da ago della bilancia, nonostante sia Reinfeldt che Sahlin abbiano categoricamente escluso una collaborazione con il partito xenofobo e anti-islamico. «Non li toccherei neanche con le pinze», aveva detto nei giorni scorsi il premier uscente, mentre Akesson aveva tuonato contro gli altri partiti, prevedendo la storica svolta: «Per il semplice fatto di trovarci in parlamento, li spaventeremo e li costringeremo ad adattarsi». Esultante per il "risultato fantastico", Akesson ai sostenitori ha "promesso" che il suo partito non creerà problemi: «Ci assumeremo le nostre responsabilità, è la mia promessa al popolo svedese». In un Paese che ha fatto registrare una ripresa economica tra le più forti in Europa e uno stato delle finanze pubbliche tra i più sani, la campagna elettorale è stata dominata dai temi del welfare e delle politiche fiscali, con il governo che ha rivendicato i tagli alle tasse e ai benefit e l'opposizione che al contrario ha criticato l'indebolimento del celebre stato sociale svedese, dalla culla alla tomba. E il welfare, "corroso" dall'immigrazione, è stato anche il cavallo di battaglia della destra estrema che ha cavalcato le paure di un Paese composto per il 14% da stranieri di varie nazionalità, brandendo la minaccia di una "rivoluzione islamica".

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