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Annozero, il "vaffa" di Santoro a Masi

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Il giornalista attacca la Rai e Masi. La replica di Viale Mazzini: "la questione sarà affrontata in tutta la sua gravità in Cda". Capezzone: "Annozero non è un servizio pubblico"

Tatiana Necchi
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Santoro è appena tornato in tv ed è già  polemica. Sì perché ieri sera, durante la prima puntata di Annozero, il giornalista se l'è presa con i vertici della Rai che hanno messo i bastoni tra le ruote alla trasmissione e che non hanno ancora rinnovato i contratti a Marco Travaglio e a Vauro: un ipotetico “vaffa” a un ipotetico imprenditore dell'area di centro-destra e a un mega-direttore in stile fantozziano che gli impone una produzione che va palesemente contro ogni regola di mercato. Parole che non son per nulla piaciute al direttore di Viale Mazzini. Nel consueto intervento di apertura del programma, rivolgendosi a Masi, Santoro è ricorso all'esempio dei bicchieri e ha iniziato rivolgendo psi direttamente «a quel pezzo di pubblico del PdL fatto dei più accaniti fan del presidente del Consiglio», esordisce Santoro, «a quelli cui sto più antipatico. Agli uomini del fare e d'azienda che possono intendere le mie parole. Mi rivolgo a uno di loro». E poi vai con la metafora: «Faccia finta che io sia un suo dipendente - dice Santoro - sono un disegnatore di bicchieri. In anno con i miei collaboratori disegno 30 tipi di bicchieri diversi. Pensi che negli ultimi 4 anni noi per la sua azienda abbiamo prodotto 41milioni di euro di fatturato. Con soltanto 27milioni di costi, e quindi un utile di 14milioni senza utilizzare denaro pubblico. Cosa facciamo? - chiede Santoro - Io devo fare questi bicchieri per la sua azienda, e lei dice: mi sta antipatico. Ci metto sopra anche i soldi della sua liquidazione ed è meglio che lei se ne vada. Io credo che le posso essere antipatico, e in realtà lei non si spiega perché tutti comprano questi bicchieri ma è così, e quindi lei decide di andare avanti con la produzione. Però -  continua Santoro - dal momento in cui decide di farlo blocca la pubblicità, blocca la produzione, ci fa venire a mancare il tavolo da disegno e a due dei miei principali collaboratori (Vauro e Travaglio) nemmeno gli fa il contratto». Allora continua: «loro due lavorano comunque per me, anche gratis, ed ecco che devo affrontare il maga-direttore come Fantozzi, e lui mi fa: 'prima dobbiamo fare il controllo qualità, ma non dopo il programma bensì prima, e mi devi far sentire qual è il 'tin' dei bicchieri prodotti». Poi il conduttore si infervora: «direttore il 'tin' è quello di sempre: sono trent'anni che faccio i bicchieri e fanno sempre lo stesso 'tin'. Ma 'no' dice il mega-direttore, questa volta devono fare 'tin' e contemporaneamente 'ten' con un solo colpo di coltello". Poi Santoro scioglie il nodo: «fai 'tin' per il suono Travaglio-giustizialista', e poi fai 'ten' per quello 'sgarbi-garantista'». Un'operazione, sottolinea il conduttore di Annozero «improbabile perché troppo complicata». Poi conclude: «caro imprenditore, lei che sicuramente con tutti i vertici dell'azienda vota Berlusconi, è lui che se ne intende del 'suono di Sgarbi', e da un po' di tempo se ne è liberato parchè i bicchieri della sua azienda uscivano tutti rotti, perché dovrebbe prendere uno che fa così i bicchieri? – prosegue - Se c'è uno solo tra tutti gli imprenditori del PdL che mi stanno seguendo che questa sia una logica giusta, allora alzi la mano e venga da me per dimostrarmi che nella sua azienda si fa così e io voterò PdL senza problemi. Altrimenti posso dire solo una cosa: io ho lavorato 3 anni in Mediaset e posso dire che certe cose in quell'azienda lì nemmeno le pensavano perché quella è un'azienda che alla fine doveva funzionare. Perché allora nella vostra azienda si dovrebbe accettare di produrre bicchieri rotti per favorire la concorrenza? Secondo me voi state già per dire 'attenzione ma i bicchieri che fai tu non sono di mercato ma pubblici, eppure se nessuno li compra, e che li facciamo a fare? – continua - E poi è un po' una bugia questa. Ma quello che dovremmo cercare di fare è garantire che nei negozi ci siano un po' tutti i tipi di bicchieri: se ne troviamo di un solo tipo allora vuol dire che siamo in Unione Sovietica, che siamo diventati tutti comunisti. Questo non è accettabile. E quindi io direi: dimenticate Santoro che vi sta cordialmente sul c***, dimenticate anche Celentano, la Dandini, Luttazzi. Pensate, uno - che sia il Governo, un'autorità, un direttore - viene e vi dice: 'Ho deciso che tutti i bicchieri anche quelli della tua azienda possono essere messi in commercio solo se hanno il marchio 'libertà e lo devono avere ex ante. Voi cosa direste?". Sbotta Santoro: "direste ma vaffa... n'bicchiere» La replica di Masi – Al direttore generale della Rai, Mauro Masi, non è per nulla piaciuto l'avvio di Santoro tanto che la sua dichiarazione, arriva proprio al termine della puntata di Annozero: «È molto grave che Santoro nella sua spasmodica e anche un po' ridicola ricerca della provocazione fine a se stessa rivolga al capo azienda frasi inaccettabili, bugiarde e mistificanti. Al di là dei personalismi, comunque, il tema con Santoro è da più di 20 anni pateticamente sempre lo stesso: lui si ritiene più uguale degli altri e svincolato dalle leggi anche quando ne chiede continue deroghe e quando chiede contratti ad personam. È evidente che la questione dovrà essere affrontata in tutta la sua gravità in Consiglio di Amministrazione della Rai al più presto". Annozero non è un servizio pubblico - «Tutto si può dire di Annozero, tutto il male per chi non ama Santoro-Travaglio, tutto il bene per chi li adora, tranne che si tratti di servizio pubblico». Lo afferma il portavoce del PdL, Daniele Capezzone. «Di cose faziose il servizio pubblico ne ha ospitate, ne ospita e ne ospiterà ancora tante, purtroppo. Ma un così sistematico meccanismo a tesi precostituita è un fatto più unico che raro. Tutto, in Annozero, va in una sola direzione: regia, ospiti, servizi, commentatori, pubblico, collegamenti esterni, con un solo malcapitato nella funzione di vittima sacrificale - prosegue il portavoce del PdL - Se ci sono editori privati che vogliono alimentare questa logica possono certamente farlo. Ma che questo avvenga con il denaro dei contribuenti è francamente troppo. Non credo che la Rai possa cavarsela con una tirata di orecchie: questo modello, questo schema, questo formato è intrinsecamente contrario ai principi di correttezza a cui la Rai dovrebbe ispirarsi».

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