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Pm a caccia del Cavaliere

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Silvio Berlusconi, il figlio e dieci dirigenti Mediaset indagati per evasione fiscale sui diritti tv. Convocazione per il 26 ottobre

carlotta mariani
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Il presidente del consiglio Silvio Berlusconi, suo figlio e altri dirigenti Mediaset (per un totale di 12 persone) sono indagati a Roma per evasione fiscale e reati tributari nell'ambito di uno stralcio dell'inchiesta milanese sulla compravendita dei diritti tv e cinematografici Mediaset. I Berlusconi sono stati convocati in Procura per il 26 ottobre. L'ipotesi è di frode fiscale in relazione ai bilanci 2003-2004 di Rti (Reti Televisive Italiane controllate dal gruppo Mediaset al 100%), che ha sede legale nella capitale. Secondo quanto si è appreso, la frode ammonterebbe a circa 10 milioni di euro. Gli indagati avrebbero acquisito, presso primarie majors americane, diritti televisivi per la messa in onda di film e fiction. Con l'accordo di società intermediazione, come quella di Frank Agrama. Poi ci sarebbe stata una triangolazione con altre aziende - con sede in Estremo Oriente - per far rientrare parte dell'esborso indicato sulla carta dei contratti. La frode, con valori indicati in perdita, è servita - secondo l'accusa - ad ottenere da una parte diverse detrazioni fiscali, e dall'altra a formare dei "fondi neri". I reati contro il Premier - Nell'invito a comparire spedito al Presidente del Consiglio si legge che sarebbe stato proprio lui a dare "direttive" per "relazioni d'affari" col produttore Agrama nella fittizia intermediazione per i diritti tv.  I reati che sarebbero contestati a Berlusconi sono "fatturazioni per operazioni inesistenti" e "false dichiarazioni dei redditi" effettuate sul presupposto delle false fatturazioni. Il fascicolo è stato istruito dal pm Barbara Sargenti e dal procuratore aggiunto Pier Filippo Laviani. L'inchiesta è stata istruita nei mesi scorsi dopo la ricezione degli atti dall'autorità giudiziaria di Milano dove il premier risponde di frode fiscale. Il processo è sospeso in attesa che la consulta decida sulla validità della legge sul legittimo impedimento. Prescrizione - Il procedimento a carico di Silvio Berlusconi, del figlio Piersilvio e di altri imputati si sarebbe prescritto la settimana prossima. E' prevista, infatti, una prescrizione di 5 anni per il reato di frode fiscale. A meno che, però, non vengano effettuati dalla Procura atti interruttivi della prescrizione stessa, come è, per esempio, un invito a comparire. Attraverso questo escamotage previsto dalla legge, il tempo della prescrizione si allunga a 7 anni e mezzo. La difesa - E' il legale di Silvio Berlusconi, Niccolò Ghedini, a prendere le difese del Premier e del figlio. "Le indagini che sarebbero in corso presso la Procura di Roma, che agirebbe in quanto alcune società avevano ivi sede - spiega in una nota l'avvocato - non possono che sostanziarsi nella contestazione di ipotesi praticamente identiche a quelle già prospettate dalla Procura di Milano, ancorchè per anni diversi. Dall'eventuale prosieguo delle indagini - aggiunge Ghedini - si potrà comunque agevolmente evidenziare come i prezzi dei diritti fossero assolutamente congrui e acquistati da società terze e che pacificamente il Presidente Berlusconi e Piersilvio Berlusconi sono totalmente estranei ai fatti in oggetto, dovendosi quindi pervenire ad una pronta archiviazione". Mediaset - "E' uno stralcio, un'altra delle tante inchieste. È come quella che c'era qui a Milano", è il commento del presidente di Mediaset Fedele Confalonieri. Anche da parte dell'azienda giunge un comunicato in cui si legge: "Si tratta sostanzialmente di una duplicazione per anni diversi del medesimo processo pendente presso il Tribunale di Milano. Nel merito, Mediaset ribadisce che i diritti cinematografici oggetto dell'inchiesta sono stati acquistati a prezzi di mercato e che tutti i bilanci e le dichiarazioni fiscali della società sono stati redatti nella più rigorosa osservanza dei criteri di trasparenza e delle norme di legge". Nella nota si definiscono "assurde" le contestazioni contro Mediaset, che si definisce come "parte lesa" nel procedimento. Le reazioni politiche - Dopo le prime notizie dalla Procura di Roma è scoppiata, inevitabilmente, la polemica politica. Secondo Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati del Popolo della libertà, l'indagine "testimonia che c'è un uso politico della giustizia e una pressione mirata". Daniele Capezzone, portavoce del partito, parla di "massiccia, sistematica, inesauribile serie di attacchi, inchieste, procedimenti giudiziari". Gianfranco Rotondi, ministro per l'Attuazione del Programma, considera l'inchiesta come il "solito tentativo di prendersela con Berlusconi e la sua famiglia".

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