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Ultimatum del Pdl a Fini: "Con noi o apra la crisi"

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Fli: "Non staccheremo la spina al governo". Berlusconi: "Se lascio danni seri all'Italia". Poi apre all'Udc. La Lega: "Governo tecnico come golpe dei fighetta"

Eleonora Crisafulli
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Dopo giorni in cui l'opposizione e il presidente della Camera Gianfranco Fini avanzano l'ipotesi di dimissioni da parte di Silvio Berlusconi, "per 'l'imbarazzo' creato dal caso Ruby", una nuova anticipazione de Il cuore e la spada esclude categoricamente il ritiro anticipato del premier dalla scena politica. Intervistato da Bruno Vespa, il Cavaliere sostiene di non essere mosso da ambizioni politiche: "Il sacrificio a cui mi sottopongo è grande, a volte gli impegni sono disumani, ancorché sia aiutato nella quotidianità dell'azione di governo da quella straordinaria persona che è Gianni Letta, ma sto qui per senso di responsabilità. So bene che i cimiteri sono pieni di persone indispensabili - aggiunge il premier - ma credo che se dovessi ritirarmi ora mancherei a un mio dovere e perderei la stima dei tanti italiani che mi hanno dato la loro fiducia. Una mia defezione procurerebbe danni seri al centrodestra e a tutto il Paese". Governo tecnico - Il fondatore di Futuro e libertà ha dichiarato ieri che Berlusconi dovrebbe fare un passo indietro e lasciare l'incarico, se l'episodio della telefonata da Palazzo Chigi alla questura fosse vero. L'Italia dei Valori preme perché Berlusconi si dimetta. Il Pd invece appoggia l'ipotesi di un governo tecnico, rigettata però dal Carroccio e dal Pdl. Così il ministro Roberto Calderoli: "Macché governo tecnico, macché Lega interessata ad un governo tecnico! Io sono preoccupato che qui, profittando delle vicende personali di Berlusconi, sia in atto un colpo di Stato, ma sarebbe il golpe dei fighetta, di quelli che frignano e che non hanno voce e voti. Se c'è colpo di Stato la rivolta del popolo è legittima". Per il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, in caso di crisi di governo "l'unica via è quella del voto. Nessuno tra di noi pensa neanche lontanamente a favorire con il suo apporto e la sua copertura manovre trasformistiche di governo tecnico". Udc - Berlusconi invece parla con Vespa di possibili future alleanze: "Avremmo gradito e gradiremmo un appoggio alla nostra maggioranza e al governo" da parte di Pier Ferdinando Casini e "mi auguro che l'Udc valuti a fondo questa possibilità nell'interesse del Paese". L'ultimatum del Pdl - A Fini replicano in una nota congiunta i capigruppo del Pdl di Camera e Senato, Fabrizio Cicchitto e Maurizio Gasparri, e il vicepresidente dei senatori Gaetano Quagliariello. "L'onorevole Fini dovrà fare le sue valutazioni: o confermare l'appoggio al governo o prendersi la responsabilità di una crisi. Al punto in cui siamo arrivati, è indispensabile la più assoluta chiarezza da parte di tutti perché ognuno deve assumersi le sue responsabilità davanti alle istituzioni e al popolo italiano. Ci auguriamo che ciò che è stato attribuito all'onorevole Fini, sull'eventualità che l'onorevole Berlusconi faccia un passo indietro e dunque si dimetta da premier e provochi una crisi di governo, si limiti ad essere una battuta polemica destinata ad esaurirsi nel circo mediatico. Dal canto suo, l'onorevole Berlusconi non intende compiere alcun passo indietro perché non esiste alcuna ragione per farlo. Si tratterebbe solo di una fuga dalle responsabilità, che invece impongono di procedere senza indugi nell'attività di un governo voluto dalla maggioranza degli elettori e al quale il Parlamento ha recentemente rinnovato la sua fiducia. Di fronte a questa determinazione, l'onorevole Fini dovrà fare le sue valutazioni: o confermare l'appoggio al governo o prendersi la responsabilità di una crisi. Ci auguriamo che la scelta dell'onorevole Fini vada nella prima direzione, di carattere positivo e costruttivo. Nel secondo caso, invece, non ci si potrebbe stupire se la crisi finisse per condurre dritto alla elezioni. Come è stato autorevolmente affermato, infatti, non esistono governi 'tecnici' ma solo governi politici. In particolare, di fronte a una crisi dell'attuale esecutivo, le uniche alternative al voto sarebbero o un governo sostenuto da una larghissima coalizione, per il quale evidentemente non esistono le condizioni stante l'indisponibilità del Pdl e per quanto a noi noto anche della Lega, ovvero delle due forze che insieme hanno vinto le elezioni del 13 aprile 2008; o un governo eventualmente formato da tutti coloro che quelle elezioni le hanno perse, per il quale, anche nella non scontata ipotesi che vi fosse una maggioranza in Parlamento, non esisterebbero comunque le condizioni in termini di legittimazione democratica". La replica di Fli - "Fli non staccherà la spina al governo, ma chiede un pronto rilancio della sua azione", assicurano in una nota congiunta i capigruppo di Camera e Senato di Futuro e Libertà per l'Italia, Italo Bocchino e Pasquale Viespoli. "Fli ha sempre detto con chiarezza che non intende staccare la spina al governo ma, anzi, di volerlo sostenere per l'intera legislatura al fine di attuare il programma che ci impegna con gli elettori e in generale con il Paese. In tutte le occasioni, compreso il recente dibattito sulla fiducia, abbiamo dimostrato la volontà di garantire la tenuta dell'esecutivo, la cui azione però è da rilanciare fortemente essendo oggettivamente ferma al palo sulle grandi questioni che riguardano gli italiani. Il problema non è pertanto la nostra presunta volontà di far cadere Berlusconi, ma la reale volontà altrui di dar vita a una nuova stagione di governo".

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