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Oscurato sito di Assange, riappare in Svizzera

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Dopo sei ore di blackout torna Wikileaks. Nel mirino Karzai, "corrotto e incapace totale". Ban Ki-moon spiato da Usa

Andrea Tempestini
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Col contagocce, come a voler creare una tensione che non debba mai svanire, Wikileaks e Julian Assange continuano a distillare pillole di diplomazia rubata. NUOVE INDISCREZIONI - Dopo le indiscrezioni su Silvio Berlusconi di giovedì, oggi tiene banco la Cia, che avrebbe spiato l'Onu raccogliendo informazioni su Ban Ki-moon e i funzionari delle nazioni unite. Finisce poi sotto il fuoco del sito pirata Hamid Karzai, il presidente dell'Afghanistan, che sarebbe stato definito dai diplomatici Usa un incapace totale, capo di un governo corrotto di un Paese che "mette in vendita se stesso a tutti i livelli". WIKILEAKS TORNA ONLINE - Nella mattinata italiana di venerdì il sito di Julian Assange è rimasto irraggiungibile in tutto il mondo. E' stato il provider EveryDns a interrompere la fornitura del suo serivizio a Wikileaks. Il sito ha reso noto che la società Usa che gestisce i dominii su Internet ha rimosso dalla rete l'indirizzo Wikileaks.org in seguito a una massiccia offensiva di pirateria informatica. La comunicazione è arrivata su Twitter, la piattaforma online di microblogging. Nel messaggio c'è anche un link a un sito di donazioni con la dicitura: "Manteneteci forti". Dopo circa sei ore di blackout, Wikilieaks è tornato disponibile in rete con un nuovo dominio: www.wikileaks.ch, con un dominio svizzero. In precedenza, Wikileaks era stato sfrattato anche dai sistemi di Amazon.Com e da Tableau Software, la compagnia che aveva realizzato e pubblicato i grafici dei cablogrammi diplomatici Usa. Amazon.Com ha motivato il provvedimento con la violazione del contratto per quanto riguarda l'uso "responsabile" degli strumenti, ma ha negato che sia dovuto a pressioni politiche o agli attacchi informatici che, ha sottolineato, "erano stati respinti con successo".  ASSANGE SUL "GUARDIAN" - Il quotidiano britannico The Guardian, uno dei giornali "amici" di Wikileaks, aveva annunciato la presenza sulle sue pagine del "capo dei pirati" Julian Assange. Avrebbe dovuto rispondere alle domande dei lettori a partire dalle 13 ora britannica, le 14 in Italia, ma per circa 40 minuti gli utenti hanno inviato le loro domande invano. C'era un avviso di interruzione del servizio a causa di "problemi tecnici". Poi, intorno alle 14:45, è comparsa una scritta con l'avviso di chiusura dei commenti. Dopo qualche minuto sono apparse le risposte ad alcune delle domande inviate, e le risposte venivano attribuite allo stesso Assange. IL RUOLO DI LIEBERMAN - La decisione di rendere inacessibile il sito WikiLeaks sarebbe stata presa dalla società americana Tableau dopo una serie di pressioni del senatore americano Joe Lieberman, che aveva ventilato la possibilità di considerare un "reato penale" la diffusione dei cablo segreti. La società Tableu, che consentiva la visualizzazione dei contenuti dei cablo Usa ottenuti da wikileaks ha ammesso di aver preso la sua decisione proprio dopo la presa di posizione di Lieberman, che presidente la commissione homeland security del senato americano. Il senatore Usa (indipendente), con un grruppo di repubblicani, aveva presentato una proposta di legge per semplificare azioni giudiziarie e attacchi informatici contro Assange e la sua creatura web. "Assange e i suoi complici hanno stilato una lista di bersagli da colpire per i nostri nemici", ha spiegato Lieberman, "Wikileaks non è un sito di informazione e Assange non è un giornalista". KARZAI - Nell'agosto del 2009, l'ambasciatore a stelle e strisce a Kabul, ha scritto a Washington che il Hamid Karzai e il ministro della Giustizia afghano "hanno consentito a individui pericolosi di andarsene liberamente o di tornare sul campo di battaglia senza dover affrontare il giudizio di un tribunale afghano". L'ambasciata si diceva anche particolarmente allarmata per la possibilità che Karzai avesse graziato cinque funzionari della dogna, sorpresi con più di 120 chilogrammi di eroina.

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