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Diktat delle tute blu: "Mirafiori, azienda non deve parlare con gli operai"

Il Lingotto sospende il lavoro per spiegare l'accordo. Tute blu: "Inaccettabile". Vendola contestato

Andrea Tempestini
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Fiat prova a stemperare la tensione allo stabilimento di Mirafiori. Con una mossa inedita, sospende i lavori per spiegare agli operai la sua versione sul referendum. Un atto legittimo, ma per la Fiom "l'azienda fa sindacato: la rappresentanza è gestita direttamente dalla società". Il messaggio è evidente: le tute blu non vogliono che gli operai ricevano delle informazioni. MOSSA A SORPRESA - Il Lingotto nella mattinata di mercoledì 12 gennaio, all'inizio del primo turno di lavoro ha interrotto la produzione per un'ora. Teatro dell'evento, lo stabilimento piemontese, dove sono state convocate le assemblee (in media composte da una quarantina di operai) nelle quali i capisquadra hanno spiegato ai lavoratori la versione dell'azienda sui contenuti dell'accordo che ha scatenato tante polemiche. La mossa di Fiat arriva alla vigilia delle assemblee convocate dalla Fiom e previste per giovedì. Le tute blu, contrrie all'accordo, forniranno una versione drasticamente negativa dell'intesa sulla quale gli operai voteranno il 13 e il 14 gennaio. I sindacati che avevano siglato l'accordo avevano deciso di non distribuirne il testo e di non convocare nessuna assemblea, e anche per questo l'iniziativa del Lingotto, senza precedenti, appare ancor più sorprendente. BARRICATE DELLE TUTE BLU - La Fiom, il sindacato dei metalmeccanici della Cgil (l'unico che si è rifiutato di dire sì alla proposta dell'ad Marchionne) ha immediatamente innescato la miccia accusando il Lingotto di "fare sindacato". La scelta di interrompere i lavori, hanno però subito fatto notare dalla Fiat, rientra pienamente nelle prerogative dell'azienda. Per Giorgio Airaudo, segretario nazionale e responsabile del settore auto della Fiom-Cgil, invece, "la Fiat sta facendo le sue assemblee" e "nel silenzio dei sindacati firmatari, ha assunto non solo la guida diretta del fronte del sì, ma addirittura l'iniziativa di sostituirsi ai sindacati stessi". Il messaggio dell'ala intransigente della Cgil è piuttosto esplicito: il Lingotto non deve parlare con gli operai, perché la prerogativa sarebbe ad esclusivo appannaggio dei sindacati. REFERENDUM CONFERMATO - Il Lingotto ha risposto sottolineando come sia "nelle proprie prerogative" spiegare un accordo sottoscritto dall'azienda. Nel frattempo la Commissione elettorale, che è composta soltatnto da lavoratori indicati dalle differenti rappresentanze sindacali, ha ufficialmente confermato che il referendum si terrà tra giovedì e venerdì. "IL COMUNISMO E' FINITO" - Ma allo stabilimento di Mirafiori è andato in scena anche un altro inedito: il governatore della Puglia, Nichi Vendola, è stato accolto allo stabilimento peimontese da grida, slogan e spintoni. La contestazione è stata organizzata dai sindacalisti della Fismic. Inizialmente alcuni aderenti al sindacato hanno urlato davanti a fotografi e telecamere, intimando al leader di Sinistra e Libertà di andarsene, perché "il comunismo è finito". In difesa del prossimo possibile leader del centrosinistra sono scesi in campo alcuni attivisti vicini alle sue posizioni, che hanno fronteggiato i sindacalisti infuriati. Tra i due schieramenti ci sono stai momenti di alta tensione. Vendola, dopo aver radunato attorno a sé numerosi giornalisti, ha dato la sua pacata opinione sul referendum, definito "una porcata". Ai cronisti che gli hanno chiesto cosa voterebbe se fosse un operaio ha detto: "Sarebbe sgradevole una risposta in ogni caso. Noi non siamo qui per orientare i lavoratori. Bisogna avere rispetto di loro comunque votino".

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