La Marcegaglia ha già scelto: Tremonti premier
Il presidente di Confindustria da Fazio: "Da sei mesi governo fermo. Giulio presidente del consiglio? Sì, se votato dagli elettori"
Italia ferma, serve un cambio di marcia. E' il messaggio, economico ma soprattutto politico, del presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, intervistata da Fabio Fazio a 'Che tempo che fa', ieri sera. "Nei primi mesi della crisi il governo ha tenuto i conti pubblici a posto e abbiamo visto invece cosa succede in Portogallo e Spagna ma ora serve di più: da sei mesi a questa parte l'azione del governo non è sufficiente", ha incalzato la Marcegaglia, che ha poi dettato l'agenda all'esecutivo. "L'Italia deve concentrarsi sulla crescita, tornare a produrre benessere per le persone, invece c'è una totale disattenzione. Si parla di tutto tranne che di questo". Non casuali i riferimenti alle polemiche parlamentari e giudiziarie che vedo al centro della scena Silvio Berlusconi da novembre a questa parte. "Disoccupazione", "consumi e stipendi" fermi, "meno benessere, meno solidarietà e meno attenzione", perché, ricorda il numero uno di COnfindustria, "la mancanza di crescita incattivisce le persone: è un tema economico, ma anche morale ed etico". Inevitabile, quindi, mettere sotto esame il premier: "Nelle prossime settimane occorre verificare se questo governo è in grado di andare avanti e fare le riforme, altrimenti bisogna fare altre scelte". In realtà, Emma il suo voto lo ha già dato. A Giulio Tremonti. "Un nuovo primo ministro deve avere la maggioranza in Parlamento e deve essere indicato dagli elettori, cosa sulla quale sono d'accordo: se ci saranno le condizioni perchè Tremonti abbia queste caratteristiche, perché no". Il ministro dell'Economia, secondo la Marcegaglia, rappresenta il meglio dell'Italia e di un Paese che, ripete la Marcegaglia all'estero, "va a letto presto, si sveglia presto, che lavora, che produce, che investe, che fa impresa e si impegna e che non è abbastanza valorizzata". Un'ultima battuta, d'obbligo, sul caso Fiat-Mirafiori: "Finora abbiamo avuto la logica che una cosa valeva per tutti. Oggi non funziona più. Ci saranno le imprese che continueranno ad avere un contratto nazionale, magari più leggero ma bisogna trovare il modo affinché ogni impresa, attraverso le relazioni sindacali, aumenti la propria competitività perché c'è oggi una maggiore variabilità nelle cose da fare, perché il mondo è diverso".