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Cav e Marchionne, incontro sabato a Palazzo Chigi

Fiat, annuncio di Romani: "Presenti anche Tremonti e Letta". Sacconi a Belpietro: "Manager dica cosa vuole fare"

Giulio Bucchi
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L'incontro tra il governo e Sergio Marchionne si terrà a Palazzo Chigi il prossimo sabato. Lo ha annunciato il ministro per lo Sviluppo Economico, Paolo Romani: "Ho sentito Marchionne oggi: sabato mattina sarà Palazzo Chigi con il premier, Tremonti, Letta e il sottoscritto. Sabato", ha aggiunto Romani, "chiederò all'amministratore delegato di Fiat l'impegno di investire nel nostro Paese e di rimanere con la testa e il cuore in Italia". In precedenza, in un'intervista al Corriere della Sera, anche il ministro si era detto "ottimista" sul futuro italiano dell'azienda, auspicando che Fiat continui ad essere "una multinazionale italiana": "La testa della casa automobilistica deve restare a Torino" e "testa" non vuol dire solo direzione generale "ma anche il centro delle decisioni su programmi e strategie". L'INTERVISTA DI BELPIETRO - In mattinata, il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, ospite del direttore di Libero Maurizio Belpietro a La telefonata su Canale 5, aveva affrontato la questione-Lingotto, sottolineando che "Marchionne ci deve spiegare cosa vuole fare della Fiat in Italia". Il ministro ha poi espresso un buon giudizio sull'operato dell'ad di Fiat e Chrysler. Pubblichiamo il colloquio. Ministro, è sorpreso dalle dichiarazioni di Marchionne, che vuole trasferire Oltreoceano la sede della Fiat? "L'ad avrà modo di chiarirci le sue strategie nell'incontro che avremo a breve. Sono in corso contatti per fissare la data, spero già entro questa settimana. Chiederemo lumi sugli investimenti in Italia e sulle prospettive di effettiva integrazione tra Fiat e Chrysler, per poter competere in un mercato globale in cui il costo dei prodotti e la penetrazione commerciale esigono questa integrazione. Per il nostro Paese, però, contano gli investimenti, soprattutto a Torino dove devono nascere ricerca, sviluppo ed innovazione". Ma non è un tradimento trasferire la testa del gruppo da Torino agli Stati Uniti? "Se ci sarà una fusione tra Chrysler e Fiat, questo gruppo sarà inevitabilmente multilocalizzato, con due teste, una in Europa e una in America.  Torino dovrà essere la guida per l'Europa Orientale e il Mediterraneo, ma ci si deve preoccupare dell'effettiva evoluzione del gruppo. La Fiat deve avere la capacità di sviluppare progetti apprezzati nel mondo, e mettere in campo investimenti importanti in Italia, oltre a Mirafiori e Pomigliano. Investimenti che, una volta decisi, diventano di fatto irreversibili. Per ottenere questo, l'ambiente e le relazioni industriali devono essere accoglienti. Marchionne si è detto soddisfatto dei rapporti sia col governo sia coi sindacati, almeno quelli riformisti". A proposito di sindacati, la Cgil non ha firmato il contratto del pubblico impiego. Ci sono altre rotture in vista? "Non credo, la Cgil si irrigidisce sul settore pubblico quando c'è l'antagonista politico, cioè il governo, mentre a livello privato chiede il controllo sociale della produzione quando tutto spinge verso la flessibilità e la capacità di adattarsi al mercarto, come accaduto a Mirafiori. Con la vittoria del sì al referendum, si sono evitate trattative defatiganti ogni qualvolta si richiedesse la necessità di variare i moduli di produzione. E' questa la strada da seguire".

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