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Riccò choc, è grave: si era fatto autoemotrasfusione

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Il ciclista ancora in prognosi riservata. Rivelazione del medico che l'ha soccorso. Capo Fci: "Lasci lo sport"

domenico d'alessandro
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E' ancora in condizioni critiche e la prognosi resta riservata. Il ciclista Riccardo Riccò, sebbene sia lucido ma molto stanco, resta ricoverato in reparto ad alta intensità di cura nel Nuovo Ospedale Civile Sant'Agostino Estense di Baggiovara, vicino Modena. Ora, però, si apprende la motivazione che sarebbe alla base del grave malore che ha colpito il ciclista 27enne di Formigine: si sarebbe fatto un'autoemotrasfusione di sangue. Lo ha rivelato al sostituto procuratore Pasquale Mazzei il medico del nosocomio di Pavullo, vicino Modena, che per primo ha soccorso il corridore. Secondo quanto riferisce il sito de La Gazzetta dello Sport, il medico ha affermato di aver visitato il ciclista mentre era in stato di choc. In quei minuti convulsi avrebbe confessato di "aver fatto da solo un'autotrasfusione di sangue che conservava nel frigo da 25 giorni", temendo "per la cattiva conservazione del sangue che si era rimesso". SOSPETTA VIOLAZIONE DELLA LEGGE ANTIDOPING - In seguito a tali rivelazioni, la Procura di Modena ha aperto un fascicolo per sospetta violazione della legge antidoping. Appena la situazione medica lo consentirà, Riccardo Riccò verrà interrogato dai giudici. In ospedale, insieme al ciclista, ci sono i familiari più stretti e la moglie Vania Rossi, anch'essa professionista sulle due ruote. ERA GIA' RISULTATO POSITIVO AL TOUR 2008 - Riccò era già risultato positivo nel Tour de France 2008. Alla partenza della dodicesima tappa Lavelanet-Narbonne, la gendarmeria francese gli aveva notificato una positività al Cera, Epo di terza generazione, che non figurava ancora nell'elenco delle sostanze dopanti di molte federazioni - tra cui quella del ciclismo - pur risultando tra le sostanze dopanti e quindi vietate dalla Grande Boucle. Il ciclista aveva confessato di aver usato la sostanza, ma aveva anche dichiarato di aver "commesso un errore personale". In seguito a questo episodio era stato squalificato a 20 mesi (provvedimento scaduto il 18 marzo 2010). PRESIDENTE DELLA FEDERAZIONE: "LASCI LO SPORT" - Il presidente della Federciclismo Renato Di Rocco commenta con termini pesantissimi la vicenda di Riccò. "Non ci sono mezzi termini: per il suo bene, per la sua famiglia, per il bene del ciclismo Riccardo Riccò deve lasciare lo sport agonistico, deve uscire dal tunnel perverso in cui si è infilato, deve ritrovare se stesso, come persona, prima di tutto, come uomo - dice Di Rocco - Ha fatto quello che ha fatto nonostante la condanna, rischiando anche la vita e questo fa venire i brividi. L'amarezza è tanta, ma il caso è così particolare e terribile da indurci a riflettere su una crisi di valori che sarebbe riduttivo limitare al ciclismo o allo sport in genere". Il capo della Fci aggiunge: "qui non si tratta di consiglieri sbagliati, di apprendisti stregoni, della piovra occulta che stiamo tentando di combattere e sradicare. Siamo di fronte a un ragazzo malato dentro, intossicato da falsi messaggi - visibilità e successo a tutti i costi e con ogni mezzo - che gli hanno fatto perdere il senso della realtà, di ciò per cui vale pena impegnarsi, faticare e vivere. Il danno di immagine - conclude Di Rocco - è enorme e la Federazione farà tutti i passi per tutelarsi. Ma il disastro morale è spaventoso".

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