La Tommasi: "Io, drogata per fare sesso". Le interviste pure, per intossicare Silvio
Contro il premier Repubblica s'aggrappa a Sara, il Fatto alla Sanjust. Tanto fumo e titoli deliranti / BORGONOVO
Un giorno il giornalista americano Hunter Thompson fu spedito a seguire una gara di moto nel deserto del Nevada. Erano gli psichedelici anni Settanta e Thompson pensò bene di riempire il bagagliaio della sua auto di ogni droga possibile e immaginabile, da provare durante il tragitto. Neanche l'amico trafficante della subrettina Marysthell Polanco, con i suoi chili di coca nella macchina della Minetti, avrebbe osato. Finì che della corsa motociclistica, nel suo reportage, non c'era traccia. Ne nacque però un romanzo divertentissimo e surreale, viste le scarse condizioni di lucidità dell'autore. Si chiamava Paura e disgusto a Las Vegas, ne hanno tratto anche un film. Dunque, giornalisticamente parlando, l'intervista allucinata non è un'invenzione di questi giorni. Eppure ieri i giornali progressisti hanno deciso di cimentarsi in questo avvincente genere letterario. Il risultato non è godibile come le pagine di Thompson, ma altrettanto stupefacente. In tutti i sensi. Dunque, ecco Paura e delirio ad Arcore. Capitolo primo: colloquio del Fatto con Virginia Sanjust, ex annunciatrice Rai sbattuta in prima pagina anni fa per le sue “relazioni pericolose” con Berlusconi. Il succo dell'articolo, firmato da Beatrice Borromeo è che Silvio avrebbe distrutto l'esistenza alla poveretta. La prosa della contessina Borromeo Serbelloni Mazzanti Vien dal mare è strappalacrime. Fa dire a Virginia che «Berlusconi riesce a far impazzire le persone. La verità e che lui ti trascina in un mondo insostenibile». Nell'ordine, il Cavaliere è colpevole di averle devastato la vita, di averle fatto lasciare il marito (che ha pure perso il lavoro), di averle impedito di educare il suo bimbo («chi mi ridarà l'infanzia dei miei figli?») e di averla annichilita. E pensare che lei, Virginia, era un piccola sprovveduta. «Venivo dalla campagna», spiega, «non sono riuscita ad avere la padronanza degli eventi». Ma come, povera e ingenua? Recita Wikipedia: «Nipote dell'attore e regista Franco Interlenghi e dell'attrice Antonella Lualdi, per parte paterna discende dall'aristocratica famiglia sarda dei Sanjust di Teulada». Alla faccia. Ma la notizia bomba è nell'occhiello: «La presentatrice tv ora vive in una comunità». E Beatrice Borromeo si beve tutto quel che dice, parola dopo parola. Allucinato e allucinante. Capitolo secondo: intervista di Repubblica a Sara Tommasi. Dopo il pezzo “dalla nostra inviata in comunità” Borromeo, Paolo Berizzi regala un dialogo strepitoso con l'ex schedina. Una ragazza che, come abbiamo scritto ieri, qualche problemino di lucidità lo presenta, tanto che mesi fa avrebbe dovuto sottoporsi a cure. Le sue dichiarazioni sono prese come oro colato, basta che parli male della «famiglia imperiale», i Berlusconi. Anche se a un certo momento appare qualche stranezza. La Tommasi è convinta che Fabrizio Corona, Lele Mora o chi per loro vogliano drogarla a tradimento. «Sono terrorizzata, quando esco ho paura di mangiare e di bere. Ti mettono droghe chimiche nei cocktail e poi non capisci più niente, sei in balìa di chiunque sia lì». Ma chi sono questi, la Spectre? Il Kgb? Non si capisce se sia più allucinogeno il racconto di Sara o la versione che Repubblica intende dare del “mondo berlusconiano”. Terzo capitolo: intervista di Simona Ventura al Fatto. Qui dev'essere andato storto qualcosa, perché la Simo non ha attaccato Silvio. Anzi, ha sbranato Sara Tommasi, dicendo che se si è rovinata la vita «ha le sue colpe». Ed ecco che il colloquio di cristallina chiarezza viene drogato. Nel titolo dell'articolo è inserito un virgolettato della Ventura: «Arcore è il dopolavoro dell'Isola». Peccato che sia solo una minuscola parte del pensiero della conduttrice, la quale per tutto il tempo spiega che «ognuno è libero di fare quello che vuole con il proprio corpo» e che non vede grandi alternative politiche al Cavaliere. L'operazione allucinatoria è compiuta. Ragazze in comunità, ossessionate dai complotti: tutto va bene per le interviste tossiche. Il romanzo è concluso. Paura, delirio. E soprattutto disgusto. di Francesco Borgonovo