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Fini pompiere ma il Fli in fiamme è già ridotto in cenere

Slittata a domani la riunionre dei senatori ribelli, Gianfranco prova la mediazione. Moffa: "Ci saranno altre fughe" / IL SONDAGGIO

Andrea Tempestini
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A Gianfranco Fini non resta che prendere tempo per evitare che Futuro e Libertà muoia già. Il giorno dopo l'Assemblea costituente di Futuro e Libertà a Milano, il presidente della Camera ha rinviare l'annunciato (e temuto) vertice degli 'insorti' al Senato, previsto per oggi alle 15. L'incontro ta i fedelissimi di Adolfo Urso slitta alla stessa ora di domani, motivo ufficiale "improrogabili impegni di alcuni senatori che avrebbero dovuto partecipare all'incontro".  In realtà, Fini cerca di mettere una toppa allo strappo da lui più o meno involontariamente creato con la nomina di Italo Bocchino a vicepresidente unico di Fli al posto dello stesso Urso. "Lo sconcerto - spiega Pasquale Viespoli, capogruppo dei futuristi al Senato e 'ursiano'- è dovuto al merito e al metodo delle scelte compiute da Fini. Le   sue scelte hanno determinato squilibrio sul piano dei rapporti   interni e ulteriori equivoci sul piano della linea politica".  Bocchino, ha spiegato oggi che "Ieri Fini ha detto che non voleva commettere gli errori del passato: lui sta nelle istituzioni, ma ci vuole una guida del partito. Un'altra scelta, il coordinamento a tre come in passato c'è stato in An, sarebbe stato un pastrocchio". Anche Carmelo Briguglio ha minimizzato i mal di pancia: "La prova che Fli è nato ed è vitale, c'è una linea politica, c'è un leader eletto dal Congresso, e c'è una guida operativa a cui il leader ha affidato la conduzione del partito". VIESPOLI: "PROVO SCONCERTO" - Sul tavolo del vertice tra i senatori del Fli ci potrebbero essere anche le dimissioni di Viespoli dall'incarico di capogruppo. Quel "provo sconcerto" nel commento del senatore rilasciato ad Affaritaliani.it è un messaggio più che chiaro alla linea di Fini. La pietra dello scandalo è ancora una volta Italo Bocchino, già nel mirino dei moderati per il suo intervento da pasdaran nella famosa giornata del 14 dicembre (quando Berlusconi incassò la fiducia del Parlamento), intervento che, a loro dire, ha allontanato i tre futuristi (Moffa, Siliquini e Polidori) che hanno fatto mancare i numeri per la spallata all'esecutivo tanto agognata da Fini. Oggi, assieme a Viespoli, ci dovrebbe essere anche Adolfo Urso, che, inizialmente indicato come capogruppo alla Camera, si è ritrovato portavoce sostituito in corsa da Benedetto Della Vedova. "Sconcerto e amarezza", sono le uniche parole con cui Urso ha commentato a caldo la sua posizione. "Parlerò oggi", ha annunciato, e il clima non sembra promettere nulla di buono. Fini perdeva pezzi ancor prima che Fli nascesse, e già il giorno successivo alla (semideserta) Assemblea Costituente il deterioramento del movimento appare inesorabile. IL 'RITORNO' DI MOFFA - Anche l'ex finiano Silvano Moffa ha detto la sua riguardo al caos di Fli: "Non era difficile prevedere l'esito di questo congresso di Fli, caratterizzato da un alto tasso di ambiguità per tenere insieme un ambiente che esprime posizioni politiche molto diverse. E' presumibile - ha spiegato Moffa - che si avvii una riflessione seria da parte di coloro che pensavano di vedere un altro film o di imboccare un percorso di un altro tipo e che si sono visti portare invece su un terreno estremamente ambiguo. Ci sono tanti elementi per una riflessione politica seria sulle scelte che sono state fatte da Fini e che hanno marginalizzato le posizioni più moderate o semplicemente di destra". Di fronte a una possibile fuga di Viespoli e Urso, Moffa ha dichiarato: "Non voglio fare i nomi ma, certo, le persone sono queste, quelle indicate sui giornali". Per il leader dei 'Responsabili', l'esito del congresso di Milano è "un'opzione politica fallita, che non ha futuro, un'operazione minimalista da Prima Repubblica che non ha respiro strategico ma è dominata da un tatticismo esasperato che non porta da nessuna parte e che è stato confermato dagli interventi di ieri".

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