Sgarbi libertino: "Sesso e morale, toghe fasciste"
Il critico d'arta ribalta il pensiero del Cav: "Altro che comunisti, i giduci sono neri, come tutti quelli che limitano la libertà sessuale"
Pochi dubbi sul fatto che il sindaco di Salemi sia abituato a stupire. E a far discutere. Ma questa volta Vittorio Sgarbi ribalta completamente il paradigma caro al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che da sempre nutre il sospetto che nella magistratura figurino le cosiddette toghe rosse. Magistrati di sinistra insomma, o peggio ancora comunisti, e che sicuramente non amano e men che meno appoggiano l'operato del premier. Per Sgarbi, però, le toghe non sono rosse. "I giudici sono tutti fascisti, esattamente fascisti", tuona in televisione senza dar pace alla sua grigia chioma. "Non c'è un solo comunista tra i giudici", puntualizza. La rivoluzione copernicana del toghe-pensiero è stata registrata negli studi de La7, ed ha avuto come cornice la puntata di Alballoscuro, il programma tv condotto da Alba Parietti e in onda giovedì sera alle 21.10. L'accusa di fascismo va però giustificata. "Il loro fascismo", spiega il critico d'arte, "è oggi manifestato nel loro tentativo di limitare la libertà sessuale, elemento simbolo delle libertà individuali. Chiunque limita la libertà sessuale è fascista". Da qui, la semplice equazione. "Che poi vengano chiamati comunisti perché bisogna immaginare che si contrappongano a Berlusconi", conclude Sgarbi, "è una forma letteraria. Berlusconi dovrebbe dirgli: Fascisti".