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Dna: "'ndrangheta, si è presa tutta la Lombardia"

Relazione annuale della Direzione nazionale Antimafia: "Ramificazioni ovunque, soprattutto nel Nord Italia"

domenico d'alessandro
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La Direzione nazionale Antimafia conferma l'alto livello di allarme per le ramificazioni della 'ndrangheta in Italia. E la preoccupazione vale soprattutto per la Lombardia, che secondo la Dna è quasi "colonizzata" dalle cosche. Nella sua Relazione Annuale, gli analisti scrivono che la 'ndrangheta ha "molteplici proiezioni, oltre il territorio calabrese, di cui la più importante è la Lombardia, secondo il modello della 'colonizzazione'". Nelle 1110 pagine di dati e analisi sulla criminalità organizzata italiana, inoltre, si legge: "In Lombardia la 'ndrangheta si è diffusa non attraverso un modello di imitazione, nel quale gruppi delinquenziali autoctoni riproducono modelli di azione dei gruppi mafiosi, ma attraverso un vero e proprio fenomeno di 'colonizzazione', cioè di espansione su di un nuovo territorio, organizzandone il controllo e gestendone i traffici illeciti, conducendo alla formazione di uno stabile insediamento mafioso. Qui la 'ndrangheta ha 'messo radici', divenendo col tempo un'associazione dotata di un certo grado di indipendenza dalla 'casa madre', con la quale però comunque continua ad intrattenere rapporti molto stretti e dalla quale dipende per le più rilevanti scelte strategiche". "ENORME POTERE ECONOMICO E MILITARE" - Le cosche si sono espanse "su tutto il territorio nazionale", e la 'ndrangheta ha le "caratteristiche di organizzazione mafiosa globalizzata ed estremamente potente sul piano economico e militare tanto da potere essere definita presenza istituzionale strutturale nella società calabrese, interlocutore indefettibile di ogni potere politico ed amministrativo, partner necessario di ogni impresa nazionale o multinazionale che abbia ottenuto l'aggiudicazione di lavori pubblici sul territorio regionale". Gli analisti proseguono: "C'è il rischio che si crei una schiera di 'invisibili' che, germinata dalle cellule silenti delle mafie al centro-nord, penetri in modo silente ma insidioso il tessuto politico, istituzionale ed economico delle regioni oggetto dell'espansione mafiosa. In questo contesto - prosegue la Relazione - recupererebbe grande efficacia l'intero spettro dei delitti contro la pubblica amministrazione, i quali opererebbero da veri e propri delitti-spia rispetto alla natura dei rapporti instaurati e alla consapevolezza della natura comunque illecita delle relazioni in corso". "COACERVO ILLECITO" - Non a caso "l'Unione europea e la comunità internazionale convergono verso l'attribuzione di un medesimo coefficiente d'allarme per i delitti di corruzione e quelli di criminalità organizzata, a riprova - si legge in conclusione - di un coacervo illecito che andrebbe congiuntamente esplorato, con i medesimi mezzi probatori e le stesse tecniche investigative".

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