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Elezioni, idea Pdl: stop ai talk-show. Santoro sbraita

Amministrative, la proposta: come per le precedenti regionali, equiparare i programmi alle tribune politiche. Il tribuno: "Provvedimento liberticida"

Andrea Tempestini
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Niente talk show sulle reti Rai durante il periodo di par condicio in vista delle elezioni amministrative del 15 e 16 maggio. E' quanto vorrebbe la maggioranza in commissione di Vigilanza Rai che - secondo indiscrezioni - a questo proposito ha presentato luendì un emendamento alla bozza di regolamento per le trasmissioni radiotelevisive predisposta dal presidente Sergio Zavoli.   TALK COME TRIBUNE - In questo modo i talk show verrebbero equiparati alle tribune politiche. L'emendamento porta la firma di Pdl, Lega Nord e Responsabili, e sarà oggetto di confronto in Commissione, chiamata nel giro di pochi giorni a predisporre il regolamento definitivo. L'idea della maggioranza riproporrebbe il modus operandi dello scorso anno, che si presentò in occasione della tornata elettorale per le regionali, quando il regolamento della par condicio fermò i talk show sulle reti Rai e innescò una guerra di trincea che vide Michele Santoro e il suo Annozero in prima linea contro il provvedimento. SANTORO: "PROVVEDIMENTI LIBERTICIDI" - Il piccato commento del teletribuno Santoro circa l'ipotesi ventilata in Commissione non si è fatta attendere. "Quelli che stanno per essere messi ai voti, su proposta della maggioranza, sono provvedimenti liberticidi che, qualora approvati, porterebbero nuovamente alla soppressione dei principali programmi di approfondimento informativo del servizio pubblico", ha dichiarato il conduttore di Annozero. Poi Michele si cimenta anche in un invito nei confronti del presidente Zavoli, "espresso con tutte le mie forze, a fare di tutto per evitare che vengano messi al voto" gli emendamenti in questione "poiché violano lo spirito della legge sulla par condicio, ribadito da sentenze della Corte Costituzionale e del tar, che impone di distinguere tra comunicazione politica e informazione". Santoro ha poi sottolineato come "di fronte ad un'emergenza nucleare, ad una guerra che ci vede impegnati in prima fila e alle vicende giudiziarie del Presidente del Consiglio si agisce per chiudere gli spazi critici, restituendo così ai telegiornali di proprietà di Silvio Berlusconi e q auelli pubblici da lui direttamente condizionati un primato che hanno perso sul campo". Il tribuno di Annozero chiude la sua arringa annunciando: "Noi reagiremo in tutti i modi. Chi oggi fa finta di non vedere non può non essere ritenuto complice". LA REPLICA -Indiscrezioni dicono che contrariamente al testo Zavoli, che tiene conto della frammentazione del voto (si tratta di amministrative che coinvolgono meno di un quarto dell'elettorato) e dunque affida alle testate regionali Rai i programmi di comunicazione politica, la maggioranza vorrebbe 'trasferire' in chiave nazionale l'intera materia, "come linea d'attacco - spiega una fonte dell'opposizione - per poi chiedere che tutti i programmi di informazione, ad eccezione dei telegiornali, dovranno essere confezionati in modo tale che per par condicio siano presenti tutti i candidati sindaci o i candidati presidenti provinciali, e via dicendo. Il che significa di fatto non realizzare il programma, perché appare impensabile riuscire a mettere tutti insieme. E questo si tradurrebbe nel 'silenziare' i talk show, così come accaduto un anno fa".   CONTRARIA L'OPPOSIZIONE - Un'ipotesi che l'opposizione è determinata a combattere, ricordando che il Tar si è già pronunciato sulla legge 28 sulla par condicio, sottolinando come le trasmissioni di approfondimento non possano essere considerate alla stregua di tribune elettorali. Adesso bisognerà vedere il cammino in commissione di Vigilanza di questo e di altri emendamenti presentati (il termine per depositarli scadeva oggi, lunedì). A quanto si è appreso, l'Udc, ad esempio, non ha proposto alcun emendamento "per evitare - spiega Roberto Rao, capogruppo in Vigilanza - che possa riportare il regolamento a un quadro nazionale, ovvero ricreare quello di stato di confusione che un anno fa ha determinato il blocco dei talk show. Vedremo quello che farà la maggioranza".

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