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Gheddafi: "Basta bombe o Bengasi senz'acqua"

Libia, Frattini: "Riconosciuto Consiglio degli insorti. Armi ai ribelli? Non lo escludo". Figli Raìs trattano resa

Andrea Tempestini
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Il conflitto in Libia sembra lontano da una soluzione. Anche per questo il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha dichiarato che l'ipotesi di armare i rivoltosi "non può essere esclusa come extrema ratio". L'annuncio è arrivato durante la conferenza stampa che ha seguito il vertice con il rappresentate della politica estera dei ribelli libici, Ali Al Isawi. "L'Italia", ha poi sottolineato Frattini, "riconosce il Consiglio degli insorti". Ma Gheddafi non molla e passa al contrattacco. Il leader libico avverte: "Basta bombardamenti degli aerei invasori o molte città, compresa la capitale dei ribelli Bengasi, andranno incontro all'interruzione dell'approvvigionamento idrico alle popolazioni". Tripoli prospetta "disastri umani e ambientali che potrebbero accadere in qualsiasi momento", se le bombe della Nato continueranno a cadere. Le infrastrutture corrono infatti gravi pericoli in seguito ai bombardamenti. TRANSIZIONE DEMOCRATICA - Dalla Libia è rimbalzata la notizia che Saif e Saadi Gheddafi, figli del Colonnello, hanno avanzato una proposta per la soluzione del conflitto che prevede una transizione democratica guidata dallo stesso Saif Al Islam. Secondo l'ipotesi, che assomiglia tanto a un estremo tentativo di sopravvivenza da parte del regime, Muammar Gheddafi si ritirerebbe così dalla scena. La trattativa, riferisce il New York Times, sarebbe già stata avviata dai due fratelli con i governi occidentali. Il quotidiano statunitense cita un diplomatico e un funzionario libico. Non è ancora chiaro se la proposta abbia ricevuto l'ok di Muammar Gheddafi, anche se una fonte ha riferito che ci sarebbe l'avallo del Colonnello. Il Consiglio nazionale dei rivoltosi libici, però, ha nettamente respinto l'ipotesi di transizione democratica a favore del figlio del raìs. Il portavoce dei ribelli Shamseddin Abdulmelah, da Bengasi, ha spiegato che "la proposta è completamente respinta dal Consiglio. Gheddafi e i suoi figli devono andare via prima che inizi qualunque negoziato", ha concluso il portavoce. MISSIONE A MALTA - A conferma del fatto che il governo libico stia tentando una disperata trattativa, c'è la missione diplomatica del vice ministro degli Esteri, Abdelati Al-Obeidi, a Malta: terrà un colloquio con il premier locale, Lawrence Gonzi. Obeidi, dopo aver incontrato il premier turco Erdogan, porterà un messaggio da parte di Gheddafi. Il vice ministro ha già incontrato anche il premier greco Georges Papandreou. L'emissario di Gheddafi cerca la collaborazione di Malta, Grecia e Turchia per un ruolo nella mediazione con cui arrivare al termine delle ostilità in Libia. BREGA E MISURATA - In territorio libico le opearazioni militari della Nato e della coalizione internazionale non riescono però a stoppare l'escalation di violenze. Secondo quanto si è appreso, almeno una persona è rimasta uccisa mentre molte altre sono state ferite da un bombardamento operato dalle forze fedeli a Muammar Gheddafi nella città di Misurata. Ancora lunedì mattina sono ripresi i combattimenti a Brega, porto petrolifero a sud di Bengasi di importanza decisiva. I ribelli libici sostengono di aver già riconquistato Brega. Infine, secondo qlcuni testimoni locali, le forze lealiste avrebbero bersagliato con l'artiglieria una città a sud di Tripoli ed avrebbero bombardato anche Yafran. Il Colonnello, insomma, non cede. Brega, 800 chilometri a est della capitale, Tripoli, gli insorti sostengono di aver intrapreso un'operazione di bonifica per la città con l'obiettivo di metterla in sicurezza. Ma le forze di Gheddafi non vogliono rassegnarsi ad aver perso la città, e secondo alcune fonti locali è possibile che i lealisti intraprendano un nuovo bombardamento e un attacco con artiglieria e mezzi pesanti. BILANCIO - Il conteggio delle vittime, in una guerra come quella libica, è un'operazione difficile. Secondo alcune fonti mediche, però, soltanto nell'ultima settimana negli scontri tra insorti e lealisti sarebbero morte circa 160 persone.

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