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Lisbona si arrende: chiede aiuto all'Europa

Crisi, Portogallo cede: piano di salvataggio. La richiesta alla vigilia dell'Ecofin. Capitali per 75 miliardi di euro

Andrea Tempestini
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Anche Lisbona alza bandiera bianca. Dopo mesi di dinieghi, resistenze e mezze parole, dopo tre manovre finanziarie che hanno prosciugato la fiducia nel Paese senza riuscire a rimettere in piedi i mercati, il governo portoghese del dimissionario Josè Socrates ha chiesto l'aiuto dell'Unione Europea. MOMENTO CRUCIALE - Il momento - condito dalla corsa elettorale per le elezioni convocate per il prossimo 5 giugno - è critico. "Il governo ha deciso di rivolgere alla Commissione europea una richiesta di assistenza sanitaria": questo il laconico annuncio di Socrates, reso pubblico dopo un colloquio con il capo dello Stato, Anibal Cavaco Silva. Il governo di Lisbona è uscito allo scoperto nonostante il buon esito dell'asta di mercoledì di titoli a sei mesi e un anno. A pesare, comunque, sono state anche le recenti sforbiciate al rating del Paese che sono arrivate dalle agenzie di rating, Moody's in testa. ECOFIN - Le resistenza di Lisbona, la ritrosia del Paese a farsi aiutare dal Vecchio Continente, è crollata proprio alla vigilia dell'Ecofin di che si terrà tra venerdì e sabato a Budapest. Il vertice, che riunisce i ministri delle Finanze e i governatori centrali europei, ha come obiettivo principe quello di trovare una via d'uscita alla crisi portoghese. La situazione, recitano i documenti preparatori dell'Ecofin, rischia di contagiare il resto della Zona euro, già piagata dalla crisi dei debiti sovrani e del credito bancario, ben lungi dall'essere superate. Per quel che riguarda i dettagli del piano di salvataggio, da tempo si parla di un'iniezione di capitali pari a 75 miliardi di euro, che dovrà viaggiare di pari passo a severe condizioni per l'aggiustamento dei conti del Portogallo.

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