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I cani killer di Milano? Vengono da campo rom

L'Associazione Canili: "Altre aggressioni segnalate prima". Caccia con bocconi anestetici al branco che venerdì ha sbranato un pensionato

Matteo Legnani
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Cosa ci fa un grosso branco di cani randagi affamati alla periferia di Milano, in un'area fortemente urbanizzata? Viene da un campo nomadi. A spiegare l'incredibile fine di Gaetano Gnudi, il pensionato ultrasettantenne sbranato venerdì in zona Muggiano, alla periferia sud-occidentale del capoluogo lombardo, è l'Associazione Canili: per la onlus, quella di Gnudi è stata "una tragedia annunciata, non era certo la prima aggressione e lo si sapeva. Quei cani ci erano già stati segnalati e come a noi anche ai vari enti, Comune e Asl inclusi". Secondo l'associazione "a Milano vi sono molti campi rom e in questi campi vi sono molti cani, ogni femmina va in calore ogni 6 mesi, da ogni accoppiamento nascono circa 10 cuccioli, calcolando che un cane vive in media 15 anni, il numero ipotizzato di incremento dei cani è spaventoso". Si tratta di animali che vivono in condizioni aberranti, "spesso maltrattati, lasciati allo stato brado; che vivono in branco e che difendono il loro territorio, non sono sterilizzati, con il risultato che lo stato psicologico di questi cani è davvero provato". La Asl conferma di aver ricevuto segnalazioni di animali vaganti. Nella zona dove si è consumata l'aggressione, la caccia al branco continua attraverso l'impiego di bocconi anestetici.

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