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Folle ordinanza del sindaco: "Vietato morire"

Lo stravagante diktat del primo cittadino di Falciano del Massico. Cimitero pieno: "Divieto di passare il confine della vita terrena"

Andrea Tempestini
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È probabilmente l'ordinanza sindacale più stravagante degli ultimi anni. A Falciano del Massico (Caserta) è praticamente «vietato morire»: nel senso che il primo cittadino ha emanato un'ordinanza (la n. 9) in cui ha scritto che «è fatto divieto con decorrenza immediata e per quanto nelle possibilità di ciascuno di oltrepassare il confine della vita terrena per andare nell'al di là». In parole povere, sia ai cittadini sia a quanti si trovano di passaggio è esplicitamente interdetta la possibilità di tirar le cuoia. Quando Libero ha notato la singolare notizia nell'edizione online del Corriere del Mezzogiorno, il sospetto che si trattasse di uno scherzo è affiorato immediatamente: sospetto rafforzato anche dal nome intero del sindaco di Falciano, Massimo Giulio Cesare Fava. Il problema, era soprattutto la combinazione tra “Massimo” e “Fava”.  Armato di telefonino, il cronista ha raggiunto il sindaco di questo piccolo centro del casertano sul cellulare. E ha scoperto che dietro la boutade, formalizzata al protocollo e all'albo pretorio del Comune, si nasconde una storia che sa dell'incredibile. «Non so più dove sistemare i morti», dice a Libero Fava, «perché dal '97 il consorzio che doveva allargare il cimitero che condividiamo con la vicina Carinola non ha adempiuto agli obblighi». Giulio Cesare Fava è sindaco da 5 anni, è un ex Dc che ha vinto le ultime elezioni con una lista civica. «Ora mi sono stufato di mendicare in giro il favore ad altri comuni per tumulare i nostri cari» spiega, «farò il cimitero nuovo sicuramente, i cittadini mi hanno già offerto i terreni così sarà a costo zero e senza lungaggini burocratiche. E se domani un giudice mi condannerà sono pronto a pagare in prima persona. Non è concepibile non poter neppure sotterrare i morti». Ma non s'era detto che lì da lei non si può morire? «Certo, siamo in attesa che tutto il mondo si trasferisca qui da noi», conclude l'originale primo cittadino. di Peppe Rinaldi

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