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Terzi anti-italiano: assolve gli inglesi, scuse agli indiani

Il ministro prima giustifica il blitz britannico in cui è morto Lamolinara, quindi sui marò: "Siamo vicini alle famiglie dei pescatori"

Giulio Bucchi
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Prima la difesa del blitz inglese in Nigeria che ha portato alla morte dell'ingegnere Franco Lamolinara ("Ci hanno avvisato in ritardo, ma non intenzionalmente né per paura"), quindi un pensiero per i pescatori indiani la cui morte ha inguaiato i due marò italiani in India: "Il nostro profondo cordoglio e solidarietà va anche alle famiglie dei due pescatori indiani, a cui siamo vicini. Abbiamo testimoniato la nostra vicinanza nei contatti con le autorità indiane e intendiamo farlo direttamente con loro non appena le tensioni e l'emotività del momento si saranno un pò attenuate". A parlare, in entrambi i casi, è il ministro degli Esteri Giulio Terzi, l'uomo finito nella bufera per la gestione di queste due crisi diplomatiche (oltre a quella della cooperante Rossella Urru, rapita nel Maghreb). Frasi di grande sensibilità e comprensione, probabilmente di finezza diplomatica per cercare di allentare la tensione e ottenere qualcosa. Ma anche un atteggiamento che qualcuno potrebbe, all'opposto, leggere come insensibilità nei confronti degli italiani che o hanno perso la vita (Lamolinara) o che rischiano di vederla distrutta (Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, in galera nel Kerala con l'accusa di duplice omicidio) e che, è sensazione diffusa, in queste settimane sono stati abbandonati un po' a loro stessi dalle autorità nazionali e dal governo di Terzi. Più interessato agli equilibri politici e commerciali internazionali che ai singoli casi. "Pochi uomini, pochi soldi" - Nel suo intervento alla Camera per riferire su blitz inglese in Nigeria e arresto dei due marò in India, il responsabile della Farnesina ha poi spiegato che "nulla come la grandissima dignità e il profondo senso dello Stato che ho riscontrato nei nostri militari nella guest house di Kochi, la sera del 28 febbraio, mi hanno confermato che quella è stata la scelta giusta". Di fronte alle critiche per la gestione dell'emergenza, Terzi ha reagito parlando dei tagli al personale del Ministero: "Le risorse della Farnesina sono in diminuzione più forte e rapida di quanto comunemente si ritenga anche da parte di osservatori informatori. La perdita del personale è stata superiore al 40% in soli 4 anni". "Negli ultimi 2 anni - ha precisato - il personale di ruolo è diminuito di circa 1.000 unità. Altre 1.300 unità, su un totale di 4.900 impiegati di ruolo, saranno perse nel 2012 e 2013 per effetto del blocco del turnover e per altri motivi". Le carenze organizzative, lascia intendere Terzi, sono dovute a questo: "L'Unità di crisi è attiva 24 ore al giorno: per svolgere bene questi compiti delicati e complessi occorrono stanziamenti adeguati. Dobbiamo quindi trovarli per garantire la sicurezza dei nostri connazionali nel mondo. Gli stanziamenti di bilancio sono però diminuiti da oltre 7,5 milioni di euro del 2006 a circa 5 milioni nel 2011, e le integrazioni attribuite al decreto missioni si sono ridotte da 15 milioni nel 2009 agli 11 attuali, di cui 10 assorbiti dalle missioni di protezione e scorta".

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