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Caos Puglia: tocca alla sanità: indagato l'uomo di Nichi

A Foggia accuse per Dino Marino, presidente della commissione sanitaria della Regione. A Bari avvisi di garanzia al Pd

Giulio Bucchi
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Ma che cosa succede in Puglia?  E via, altro giro altra inchiesta, che quasi quasi pare la Lombardia. Anzi, stavolta sono addirittura due in contemporanea. Speculazioni sulla sanità, e per la verità questa non è davvero una novità, nella regione guidata da Nichi Vendola. Ed entrambe tirano in ballo ex o attuali campioni della sinistra di governo. La prima vicenda, invero dai contorni non ancora così definiti e però certo clamorosa, s'ambienta a Foggia. Il meccanismo ipotizzato dai magistrati è tristemente noto: forniture e prestazioni irregolarmente messe in conto alle Asl e pilotate in modo da procurare vantaggi economici a imprenditori ben agganciati politicamente, e anche - ovviamente questa è sempre l'ipotesi d'accusa  - il coinvolgimento dei politici stessi. In questo senso suona clamorosa l'iscrizione nel registro degli indagati di Dino Marino: mica uno qualunque, consigliere regionale del Pd ma soprattutto presidente della Commissione sanità della Regione Puglia. D'altro canto lo stesso Marino rimarca che «nulla, ad oggi, mi è stato notificato dalla magistratura nei cui confronti nutro piena ed incondizionata fiducia». In ogni caso, la ricostruzione degli inquirenti ipotizza cooperative che, proprio a Foggia, gestivano il 118 - dunque le ambulanze - salvo poi emettere alla Asl competente fatture gonfiate oppure addirittura per prestazioni mai effettuate, in modo da accumulare provviste di fondi neri da distribuire poi ai politici di riferimento - e infatti la voce è che siano diversi, i consiglieri regionali coinvolti, e però si vedrà se il sussurro troverà conferma. Un'inchiesta, questa, indiretta emanazione di un'altra che, giusto un anno fa, aveva portato all'arresto di quattro persone - fra cui l'imprenditore Vincenzo Nuzziello, peraltro fratello del consigliere regionale Anna Nuzziello, eletta con il movimento “La Puglia per Vendola”, commercialista il cui studio era stato perquisito. In quell'occasione s'indagava su una gara d'appalto di 208mila euro per rendere riconoscibili gli strumenti chirurgici di diversi ospedali pugliesi in modo da evitarne il furto - misura di sicurezza che però gli istituti stessi non consideravano così essenziale. Si cominciò dunque ad approfondire questi strani bandi di gara - alcuni dei quali relativi all'ospedale di San Severo - i cui termini si potevano trovare in anticipo nelle case degli imprenditori partecipanti. Fino a quando, nel dicembre scorso, ecco altri sei arresti ancora disposti dalla Procura di Foggia: in questo caso trattavasi di protesi acquistate in violazione delle norme e pagate più di quanto dovuto e insomma, in cella fra gli altri un funzionario Asl e per l'appunto un primario dell'ospedale di San Severo. E poi avanti ancora. Fino, come detto, al clamoroso sviluppo di ieri. Per raccontare l'altra storia bisogna invece percorrere poco più di 150 chilometri verso sud. E arrivare a Putignano, Bari. Qui si trova la clinica Kentron. In questo caso, l'ipotesi d'accusa riguarda presunte irregolarità in ordine alle convenzioni fra istituzioni pubbliche - la Regione, competente in ambito sanitario - e strutture private. Ambito in cui transita un'infinità di denaro, e perciò al centro di molte inchieste in tutta Italia. Comunque: il sospetto è che funzionari e politici con responsabilità in Regione abbiano brigato per far ottenere remunerative convenzioni a strutture che evidentemente non avevano tutti i requisiti necessari, e per questo anche falsificando  documenti. Gli indagati sono una quarantina, e fra questi anche due nomi noti alla cronaca giudiziaria pugliese e nazionale. Uno è quello di Alberto Tedesco, assessore alla Sanità della giunta Vendola dal 2005 al febbraio 2009, poi dimissionario ed eletto senatore giusto in tempo per evitare l'arresto  (richiesta d'arresto poi inoltrata in Parlamento e due volte bocciata) per quell'altra inchiesta sempre su forniture sanitarie alle Asl, quella che coinvolgeva i fratelli Tarantini e le loro aziende e le escort usate come tangenti - indagine che avrebbe poi svelato la  “gita” di Patrizia D'Addario da Berlusconi e quant'altro. E a proposito di mazzette agghindate da escort, l'altro nome noto che riemerge come indagato in quest'inchiesta sulla clinica Kentron è quello di Sandro Frisullo, fino al 2009 vicepresidente del Consiglio regionale, anch'egli come Tedesco dimissionario dopo il coinvolgimento nella stessa inchiesta sulle malversazioni sanitarie. C'è da dire che quest'inchiesta sulla Kentron va avanti da tempo. Il centro era stato accreditato dalla Regione nel dicembre 2007, poi sequestrato dalla magistratura per sospette irregolarità nel gennaio 2008, quindi dissequestrato. Ai tempi l'indagine era coordinata dai pm Roberto Rossi - oggi al Csm sezione disciplinare, ai tempi della prima inchiesta sulla sanità pugliese che coinvolgeva Tarantini accusato per aver iscritto «con grave ritardo» nel registro degli indagati l'allora consigliere regionale dell'Udc Salvatore Greco, e comunque poi assolto dal Csm stesso - e Lorenzo Nicastro - quest'ultimo in seguito sceso in politica con l'Idv e addirittura diventato nel 2010 assessore all'Ecologia della giunta Vendola. Un fascicolo che è rimasto nel tempo aperto, passato poi nelle mani di un altro magistrato, Francesco Bretone, e adesso finalmente giunto a queste prime conclusioni. Che poi sono tristemente frequenti: imprenditori e politici conniventi che s'arricchiscono sulla pelle dei cittadini. Quando si tratta di sanità, lo si dice nel vero senso della parola. di Andrea Scaglia

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