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Camusso ride con Monti gagà Sull'art.18 è pranzo galeotto

L'appuntamento a Cernobbio tra premier e leader Cgil è a tavola: si parla di riforma del lavoro, Mario la tranquillizza

Giulio Bucchi
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«Quelli di Confindustria staranno schiattando leggendo l'elenco dei partecipanti». I collaboratori di Carluccio Sangalli, presidente di Confcommercio, si guardano in giro soddisfatti. Un successo. Nelle edizioni precedenti mai si era vista una sfilata di ministri così ricca come quella di ieri: Piero Gnudi, Francesco Profumo, Corrado Passera, Elsa Fornero che non ha voluto mancare. Il suo intervento era previsto per la serata di venerdì. All'ultimo minuto ha telefonato chiedendo se c'era spazio nella prima mattina di ieri perché non voleva mancare ma proprio non ce la faceva ad arrivare nei tempi previsti. L'intervista con il presidente della Camera, Gianfranco Fini. A chiudere Mario Monti che ha seguito il dibattito del pomeriggio. Neanche Silvio Berlusconi, che pure di Sangalli è grande amico, aveva mai dedicato tanto tempo all'annuale appuntamento di Cernobbio. Ed è proprio la presenza del presidente del Consiglio a dare un tocco particolare al pranzo cui hanno preso parte  gli ospiti più importanti  della riunione. Corrado Passera va via subito dopo il suo intervento. Un'ultima battuta ai giornalisti: «Spero ci sarà almeno un'altra occasione per rivederci con questo cappello». La Fornero è andata via a metà mattinata.   A tavola il segretario del Pdl, Angelino Alfano, i ministri Pietro Gnudi e Francesco Profumo, il vicesegretario del Pd, Enrico Letta, e la segretaria della Cgil, Susanna Camusso. Monti era seduto fra quest'ultima e il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli.  All'ultimo minuto si unisce Bersani  arrivato sulle rive del lago  proprio mentre i camerieri si preparano a servire. Ad invitarlo al tavolo con gli altri è proprio Alfano.  Sangalli cede il posto alla sinistra del premier. La buona educazione crea un quadretto abbastanza bizzarro: Monti in mezzo ai due principali oppositori al suo progetto di riforma del mercato del lavoro. C'è anche il direttore del Corriere della Sera Ferruccio De Bortoli, che nel pomeriggio avrà il compito di moderare il dibattito tra alcuni dei partecipanti al tavolo. Ma dinanzi ai piatti preparati dallo chef Luciano Parolari però non si parla di politica. I suoi risotti sono ormai un riferimento per tutto il mondo dell'alta cucina.  (Giovanni Paolo II l'aveva ringraziato per quello alle verdure servito in occasione della visita papale a Como). Molto meglio occuparsi di sport (Susanna Camusso è un'appassionata di vela). Il clima è molto conviviale. Le ragioni dello scontro sono rinviate ad un'altra occasione. Ridacchiano addirittura assieme. Un fuorionda li sorprende mentre il Professore tranquillizza il capo Cgil: «Il parlamento non è impermeabile alla vita sociale». La Camusso, al tavolo, beve vino bianco. Rosso per il presidente del Consiglio. Poco, però, perché il suo intervento atteso per il pomeriggio è il più atteso. Ma il professore non si sbilancia. Il suo intervento non trascina la platea. Non ci sono applausi di lunga durata. È lo stesso oratore ad un certo momento a chiamare un battimani. Parla della crisi, dell'emergenza che non si è ancora conclusa. Della necessità di fare ancora sacrifici. «La situazione del Paese non è brillante  - dice - non è il momento di fare promesse e non sarebbe onesto farne». Fa una pausa. La sala tace. Monti alza gli occhi e si guarda intorno. «A questo punto mi sarei aspettato un applauso» ironizza «Perché certamente il vostro silenzio è di condivisione con questa diagnosi». A questo punto l'applauso scatta per davvero. Ma si vede abbastanza bene che non è proprio di quelli che vengono dal cuore. D'altronde quasi nulla di quello che dice Monti suona gradito per la platea. Forse ha ancora nelle orecchie le promesse (purtroppo non mantenute) di Berlusconi che assicurava un rapido abbattimento delle imposte. Monti, invece, non si lascia andare. Promette ancora lacrime e sangue perché la situazione è grave. Adesso, superato lo scoglio della Grecia si profila un problema in Spagna. La sala ascolta. Va bene dover fare ancora sacrifici. Ma applaudirli pure proprio no. di Nino Sunseri

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