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La vigilantes si toglie la vita dopo la lettera a Napolitano

La Sermoneta, 40enne guardia giurata, scrisse al presidente: "Lavoro faticoso, sono sola". I colleghi: "Colpa della crisi"

Giulio Bucchi
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Prima la lettera al presidente Giorgio Napolitano, per sfogarsi sulla durezza della crisi, quindi il suicidio annunciato in chat su Facebook ad un amico. Si è tolta la vita cosìm con un colpo di pistola al cuorem, Miriam Sermoneta, guardia giurata di 40 anni di Guidonia. Una morte annunciata, in qualche modo, su cui potrebbero aver influito le preoccupazioni per il lavoro. Lo sostiene il segretario del Savip, Vincenzo del Vicario, che denuncia la "politica sfrenata con il personale in cassintegrazione e futuri licenziamenti" dell'Axitea, la società per cui lavorava la Sermoneta. Mimmy, così la chiamavano amici e colleghi, stava chattando con un collega al quale avrebbe poi fatto intuire di volerla fare finita. A nulla è servito l'allarme dato dall'uomo: quando hanno sfondato la porta dell'abitazione, i vigili del fuoco hanno potuto solo constatare il decesso della donna. Della Sermoneta ora rimarrà il ricordo di quelle righe imbarazzate e dolenti in cui, rivolgendosi a Napolitano con il "tu" ("Sa almeno mi viene più semplice poterle anche scrivere", spiegava nella lettera), parlava di un lavoro solitario e della tristezza di quelle ore da passare "senza nemmeno la possibilità di parlare con qualcuno" tra turni massacranti e paghe ridotte.

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