Referendum, la Lega voleva
far cadere il governo
"La Lega avrebbe fatto cadere il governo". Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, in visita sui luoghi del terremoto, rivela il retroscena della decisione presa ieri di non accorpare referendum sulla legge elettorale e elezioni europee, indicando le date del 14 o del 21 giugno come possibili per la consultazione referendaria. Decisione che ha sollevato dure critiche da parte dell'opposizione. "Abbiamo scelto di non inseguire, quanto al referendum, una situazione per noi favorevole e molto positiva come il raggiungimento del sistema bipolare, facendo cadere il governo. Mi spiace che altri interpretino come una debolezza del premier e del Pdl aver ceduto ad una precisa richiesta di un partito della maggioranza che, ove non accolta, avrebbe fatto cadere il governo in un momento come questo, producendo una situazione irresponsabile". Finocchiaro: Berlusconi ricattato dalla Lega - Le reazioni da sinistra non si sono fatte attendere. Il capogruppo del Pd al Senato, Anna Finocchiaro, ha accusato Berlusconi di essere ricattato dal Carroccio e che quello che ha detto oggi “conferma quello che noi andiamo dicendo da settimane. La Lega sul referendum ha ricattato il governo”. “Hanno detto che c'erano problemi di incostituzionalità – ha proseguito -, che gli italiani non avrebbero capito e tante altre stupidaggini. La verità è una sola: che per motivazioni puramente politiche e per mantenere il patto con la Lega, Berlusconi ed il suo governo sprecano centinaia di milioni. Forse è il caso che il premier smetta di fare continue passerelle in Abruzzo", ha concluso, tirando in ballo nella discussione l'emergenza in Abruzzo. Per Massimo Donadi, capogruppo Idv alla Camera, "il governo ha il dovere di riferire in aula su quanto accaduto dopo le affermazioni di Berlusconi che ha reso esplicito il ricatto della Lega denunciato dall'Idv e dalle opposizioni". La Lega: mai parlato di crisi - Ma la Lega Nord non ci sta a fare la parte del partito che costringerà a spendere più soldi del previsto. "Abbiamo soltanto parlato dell'opportunità della data per il referendum e basta”, ha commentato Angelo Alessandri, presidente federale. “Rischio di crisi? E' la prima volta che sento una cosa del genere, non l'ha mai detta nessuno. Forse Berlusconi vuole, politicamente, interpretare così la vicenda”. Della Vedova: rimandiamolo di un anno - "Sul tappeto oggi è la data del 7 giugno. Ma fermo restando che spetta al comitato promotore prendere una posizione, io credo che piuttosto che votare il primo giorno d'estate, sarebbe meglio rimandare il referendum all'anno prossimo": ad avanzare la proposta è il deputato del Pdl Benedetto Della Vedova, che preferisce evitare confusione e attendere il 2010. Quanto alle parole del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, secondo il quale la scelta dell'accorpamento ai ballottaggi deriverebbe dall'esigenza di non mettere a rischio il governo, Della Vedova dice: "È chiaro che se la decisione risente del braccio di ferro con la Lega, non chiude un problema, ma lo apre". Ma il deputato del Pdl, che parla davanti al banchetto dei referendari, dice di augurarsi ancora che "si possa riconsiderare una scelta di ragionevolezza sull'election day, non contro, ma con la coalizione di governo".