Il sindaco di Milano, Beppe Sala, ha dimostrato di essere un inossidabile conformista già tempo fa. Il suo programma politico è noto: lotta dura alle automobili, la cui circolazione ormai è pressoché impedita, divieti di sosta dappertutto, largo ai monopattini che infestano ogni quartiere, e piste ciclabili buone per ottenere il risultato di paralizzare il traffico. Sorvoliamo sull'ordine pubblico: le bande di giovinastri che promuovono pestaggi, organizzano spedizioni punitive, aggrediscono passanti, non vengono combattute e dilagano a loro piacimento. Ne prendiamo atto, la colpa non è solo del signore di Palazzo Marino, ma soprattutto di chi lo ha votato confermandogli la poltrona. In questi giorni egli ha toccato il fondo nei panni di presidente della fondazione Scala, teatro di livello mondiale. Sapete cosa ha fatto? Ha chiesto a Gergiev, direttore d'orchestra di celebrata bravura, noto in qualsiasi angolo della terra, di firmare una dichiarazione solenne nella quale condanna Putin per via della guerra all'Ucraina.
Che è già una scemenza in quanto il provetto musicista è russo e chiedergli una abiura, onde rinnegare il presidente del proprio Paese, è un atto che rasenta la follia. Ma non è tutto. Sala proditoriamente ha aggiunto: se lei non accetta di prendere le distanze in modo netto dal padrone del Cremlino, sarò costretto a impedirle di dirigere l'orchestra della Scala. Una presa di posizione volgare e inammissibile. Infatti Gergiev è stato ingaggiato proprio per dirigere la grande orchestra milanese e non per fare predicozzi politici da utilizzarsi a fini propagandistici. Come si permette Sala di assumere iniziative simili nei confronti di un rinomato musicista, delle cui opinioni sulla guerra in corso non importa un accidenti a nessuno? Chi frequenta il massimo teatro cittadino e direi nazionale chiede di ascoltare le prodezze del direttore, infischiandosene altamente se questi è amico o avversario del tremendo moscovita. Le questioni belliche non devono interferire nelle manifestazioni artistiche, questo lo capisce anche un usciere del municipio, mentre il sindaco insiste: o dici che Putin è un farabutto oppure ti cacciamo come una cameriera a ore. Ma l'unico a meritare di essere licenziato, o almeno di essere degradato a fattorino, è l'arrogante Sala.
Il Ruberti gate? Scene imbarazzanti. Il video rubato in cui il capo di gabinetto del sindaco di Roma Albino Ruberti, dopo una cena, minaccia di morte un commensale che era con lui ha portato alle dimissioni dello stesso braccio operativo del sindaco Gualtieri e al ritiro della candidatura alle politiche di Francesco De Angelis, che era con lui quella sera. Se ci saranno inchieste stabiliranno le colpe, pare che ci sia di mezzo una storia di assicurazioni del Comune di Roma e scambio di favori.
Questa, in ogni caso, è una bellissima cartolina del Pd romano. Nella Capitale si diceva: "Non solo Cesare deve essere immacolato, anche sua moglie". In questo caso la moglie è Ruberti e Cesare è il sindaco Gualtieri, che rischia di perdere credibilità. Due cose: non è che con le dimissioni di Ruberti può tornare tutto come prima, perché c'è un pentolone da scoperchiare. Seconda cosa: qui si prova la nobiltà della magistratura. Sarebbe bello che l'ex capo di gabinetto venisse trattato dai magistrati, e da certa stampa, così come vengono solitamente trattati i politici di centrodestra. Il video-commento del direttore di Libero Pietro Senaldi.