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Milano, indagate le pasionarie pro-Gaza: le due studentesse nel mirino

Enrico Paoli
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Ieri a Milano e Torino, solo per stare ai casi più evidenti. La settimana scorsa anche a Roma e in altre città del Paese. Ma se diversa è la geografia, unica è la matrice: manifestare a favore della Palestina. Anzi, per la Palestina e i palestinesi, quindi Hamas compreso, trasformando il nostro sabato del villaggio nel loro sabato islamista, tutt’altro che pacifista.

Perché questi cortei pro Palestina non sono solo semplici cortei messi in scena da finti pacifisti, pronti a scattare e aggredire appena c’è qualcosa che a loro non piace (come accaduto a noi di Libero, a Milano, mentre stavano documentando una discussione animata sotto al carro trasformato in palco), ma sono vere e proprie manifestazioni islamiste, tese a catechizzare chi si avvicina al movimento dei giovani palestinesi nella lotta contro Israele. Dai centri sociali alla sinistra antagonista c’è solo l’imbarazzo della scelta. E proprio perché l’obiettivo dei sabati islamisti è quello di fare propaganda per i palestinesi, raccogliendo anche i fondi per la lotta contro Tel Aviv, le “bimbe di Gaza” mandate sul palco, come veline del terrorismo, non si risparmiano nell’offendere Israele e gli abitanti di quel Paese. Come hanno fatto sabato scorso, arrivando a sostenere che «gli israeliani sono tutti da rinchiudere in manicomio, hanno dei problemi seri. I prigionieri di guerra (gli israeliani rapiti dai palestinesi, ndr) erano solo dei vecchi presi all’ospizio, invece hanno paura dei giovani palestinesi». Un affondo, quello contro uno stato sovrano e democratico, portato da una studentessa di Bergamo con il volto coperto dalla Kefiah nei confronti della quale la Procura di Milano ha aperto un fascicolo, chiedendo alla Digos di Bergamo di fare luce sulla sua identità.

 

FIGLIA D’ARTE
Nel mirino della magistratura del capoluogo lombardo anche Dawoud Falastin, studentessa universitaria della Statale e figlia di un esponente di spicco dell’Associazione palestinesi in Italia, diventata la pasionaria islamista dei sabati milanesi. Anche lei, dallo stesso palco, aveva accusato Israele, e gli israeliani, di essere i colpevoli di tutti i mali del mondo. In questo caso, però, la ragazza è nota alle forze dell’ordine, così come il padre, e l’azione delle toghe potrebbe seguire un percorso diverso dalla “bimba di Gaza” di Bergamo.

Ovviamente la Falastin, ieri, non si è smentita. Anzi, per certi aspetti, è stata ancor più dura nei toni e netta nelle affermazioni, avendo il palco tutto per lei. Davanti alla sede Rai di Milano, dove i pro Palestina hanno dato il meglio di loro, la studentessa ha offeso più volte i giornalisti del servizio pubblico e quelli degli altri mezzi d’informazione accusati di mistificare la realtà, la loro realtà. Nella quale i palestinesi sono le vittime di tutto, e sono i padroni di tutte le ragioni, mentre Israele è «uno stato nazista». «Abbiamo perso dei bambini che potevano portare avanti la nostra causa», afferma dal palco, «invece sono stati uccisi dagli israeliani. Israele criminale. Chi sono i terroristi? Israele. Noi vogliamo l’autodeterminazione del popolo palestinese, vogliamo vivere liberi.

Questa è la bandiera (quella palestinese, ndr) della vittoria». Ma la follia, a volte, non ha limiti né confini. E in questo sabato islamista di Milano la follia visionaria dei palestinesi spinge i manifestanti a gridare che il capoluogo lombardo «è Palestinese». E invece non lo è, affatto. Milano, da un po’ di sabati a questa parte, è vittima della loro propaganda, della loro idea di accendere le piazze contro Israele. Dunque i milanesi sono le vere vittime di questi sabati islamisti, dove il traffico impazzisce e la città va in tilt. Follia allo stato puro.

ALTRA PROTESTA
Anche a Torino, più o meno, è andato in scena lo stesso copione. Al corteo hanno preso parte un migliaio di persone, con cori e slogan contro Israele. I manifestanti sono partiti da piazza Statuto con destinazione piazza Castello. Hanno aderito anche le moschee di Torino, Progetto Palestina, Arci, Libera, Acmos, Anpi, centri sociali e coordinamento Pride, Arcigay. Ad aprire il corteo lo striscione “Ceaserfire now” (cessate il fuoco ora), in prima fila alcuni bambini hanno in mano dei fagotti di panno bianco macchiati di rosso a rappresentare le «piccole vittime uccise dagli israeliani», spiega uno degli organizzatori della manifestazione. «Siamo qui per ribadire la nostra vicinanza alla resistenza palestinese che va avanti da oltre due mesi», dice una speaker al microfono, «uomini, donne e bambini vengono uccisi quotidianamente con l’appoggio dei governi europei. Lo stesso nostro governo ha le mani sporche di sangue». Concetto, quest’ultimo, riecheggiato anche a Milano. «I movimenti femministi italiani e bianchi hanno dimenticato le oltre quattromila donne uccise in Palestina. Non è un conflitto, ma un attacco», aggiunge la speaker del corteo torinese, «siamo e saremo sempre a fianco ai popoli oppressi e chiediamo forte il cessate il fuoco in quella terra». Il sabato islamista (non azzardiamo il parallelismo storico, sentendo già i soliti soloni attaccarci a testa bassa), eccolo qua.

 

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