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Autovelox-terrore in Valchiavenna, l'associazione Migliore Tutela vince il ricorso

Claudia Osmetti
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«Ma lei lo sa che mi è capitato di vedere un signore, multato con una contravvenzione per oltre 300 euro, pochi giorni prima di Natale, scoppiare in lacrime perché con uno stipendio di appena 1.200 euro mensili non poteva neanche permettersi di fare i regali ai figli?». Franco Esposito è un ex ispettore di polizia, ora è in pensione, ma soprattutto è uno dei referenti della provincia di Sondrio dell’associazione Migliore tutela che, tra la Lombardia e il Veneto, si batte, da tempo, per i diritti dei consumatori.

È uno concreto, Esposito. Uno che sgrana articoli del codice civile e numeri di sentenze (sempre a memoria) con la stessa naturalezza di un parroco di montagna durante il rosario. Ha tutto in mente, non gli sfugge un apparecchio e in Valtellina (pure in Valchiavenna) ha già seguito decine di ricorsi. Il primo dei quali, contro l’autovelox di Verceia, paesino di poco più di mille abitanti sulla sponda orientale del lago di Mezzola, ha di fatto anticipato la famosa sentenza della Cassazione sull’obbligo di omologazione dei dispositivi per il rilevamento della velocità.

Passo indietro. Cosenza, Calabria, lunedì scorso: una trentina di segnalatori sotto sequestro in tutta Italia, alcuni anche in Lombardia, nel Cremonese. Passo ancora anteriore. Treviso, Veneto, metà aprile: la Suprema corte annulla la multa di un avvocato che, in giudizio, dimostra come un autovelox semplicemente approvato non possa anche dirsi omologato, e da lì si apre una strada in discesa. Passo iniziale: Sondrio, tribunale d’appello, data precisa precisa 21 febbraio 2024, cioè almeno due mesi prima: «Il secondo grado, già allora», afferma Esposito, «ha accolto un nostro ricorso respingendo la decisione del giudice di pace in un caso pressoché analogo».

Un caso, ossia, sulla dicotomia omologazione -autorizzazione che oramai ci hanno spiegato tutti e in tutte le salse (salvo tuttavia nessuno metterci una pezza). A Sondrio, Migliore Tutela sta, tra l’altro, sullo stesso tema, gestendo altri cinque procedimenti identici, ha intenzione di impegnarsi in una sorta di “class-action” per la quale, però, al momento ha ricavato appena otto adesioni e «sappiamo di Comuni che erano pronti a installare apparecchi sul loro territorio, ma che dopo il pronunciamento del tribunale hanno rinunciato». Che per gli automobilisti valtellinesi è già una mezza vittoria. Almeno non ci sono apparecchi in più. Il caso principale resta quello di Verceia, sulla statale 36, quel serpentone che porta a Chiavenna e poi in Svizzera («negli ultimi anni gli incassi sono stati intorno ai 250mila euro», fa notare Esposito), sul cui occhio elettronico, a maggio, anche il Comune ha preannunciato l’intenzione di voler arrivare fino in Cassazione. Quantomeno per fare chiarezza, una volta per tutte.

C’è di più, però. «Personalmente sono incappato in un controllo che secondo me poteva essere vessatorio», racconta Alberto Pasina, che a Sondrio lo conoscono un po’ tutti, è il segretario locale di Confartigianato, «ho fatto ricorso e l’ho vinto, ma proprio in quell’occasione ho scoperto che c’erano diverse altre segnalazioni da imprenditori e artigiani del posto. Allora mi sono attivato, sia con l’associazione che in accordo con Migliore tutela».

Il ricorso di Pasina Esposito se lo ricorda molto bene: è di poche settimane fa, si è concluso con la sentenza numero 218 del 4 luglio. «Riguardava una pattuglia della Polstrada di Sondrio che si era messa a fare rilevazioni a bordo strada con un telelaser». Il telelaser è quell’apparecchiatura a metà tra una “pistola” e una telecamera: è, insomma, un dispositivo mobile. «Vero, ma comunque non omologato», rincara l’esperto di Migliore Tutela.

«La legge parla chiaro», chiosa, «le verifiche funzionali sugli apparecchi vanno fatte prima che questi entrino in funzione, inoltre devono essere omologati. In Italia abbiamo un numero impressionate di autovelox (oltre 11mila, ndr), se vengono impiegati unicamente per far fare cassa alle amministrazioni locali non va bene. Non è neanche giusto». Appunto.

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