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Querelati e contenti

Filippo Facci

Lucia Esposito
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La giustizia ha dei problemi che non si riescono a risolvere - sappiamo - per via di un combinato tra strapotere della magistratura e pavidità della politica. Però, ogni tanto, ci si prova, si finge di provarci, circola qualche idea. Poi, ecco, ci sono dei problemi coi quali non si finge neppure: di risolverli non si parla, li si accetta come l' imperscrutabile. Uno è questo: le querele dei magistrati, che sono tante, vanno in corsia di sorpasso, tendono a essere vincenti e soprattutto tendono a risarcire il diffamato (un magistrato giudicato da un altro magistrato) con cifre superiori a ogni altra categoria. Il Corriere della Sera, ieri, raccontava che due pm hanno querelato due consiglieri di Bologna solo perché hanno definito «folle» o «surreale» una loro inchiesta: ma la protesta finirà lì, con una letterina. Ora il direttore di questo giornale lo sa bene, visto che l' ho inseguito su tre quotidiani scrivendo proprio di questo: ricorderà i monitoraggi dell' avvocato Vincenzo Zeno-Zencovich (è dall' estate 1998 che li pubblichiamo) e più recentemente la ricerca dello studio legale Martinez-Novebaci. Meglio di noi conoscono il problema solo le amministrazioni dei quotidiani che sborsano, ma peggio di noi, sicuramente, paiono conoscerlo la Fnsi e l' Ordine dei giornalisti. Ecco, volevo dire solo questo: non ci sono solo lo strapotere della magistratura e la pavidità della politica, c' è anche quella dei giornalisti. Dopo vent' anni, direi che è ufficiale. Filippo Facci 

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