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Vittorio Feltri e il grave errore di Salvini: "Poteva annientare Di Maio, ha preferito salvare il governo"

di Giulio Bucchi domenica 7 aprile 2019

2' di lettura

Ieri il Parlamento avrebbe dovuto votare la castrazione chimica per quelli che violentano e abusano, proposta dalla Lega. Invece all' ultimo momento la legge è stata ritirata e archiviata. A noi il provvedimento piaceva poco anche se riconosciamo che aveva un senso: coloro che sono stati condannati per i suddetti reati, sottoponendosi alla "cura" che rende impotenti, avrebbero potuto evitare la pena detentiva. Nessuna costrizione, una scelta volontaria all' insegna del «meglio mosci che reclusi». Ci domandiamo come mai il Carroccio abbia fatto macchina indietro. E la risposta è una sola. Una eventuale bocciatura del testo innovativo avrebbe forse provocato la caduta del governo. Senza escludere che la opposizione, per fare un dispetto ai grillini ostili alla castrazione, magari avrebbe votato in favore dei salviniani allo scopo di incendiare l' aula e magari l' esecutivo. Ma queste sono elucubrazioni. Il fatto che i leghisti abbiano rinunciato a un loro cavallo di battaglia è una dimostrazione di debolezza oppure rivela il desiderio di tenere in vita l' alleanza giallo-verde, nonostante le evidenti difficoltà a realizzare il programma comune. L' Ocse, non la banda dei sifoi, ha dichiarato ufficialmente che reddito di cittadinanza e quota 100 massacrano i conti italiani. Ed è vero. Ma gli alleati non si rassegnano e insistono sui due punti, infischiandosene delle tragiche conseguenze. Qui Salvini forse sbaglia, benché i sondaggi gli diano ragione, dato che i consensi in favore del Gran Lombardo seguitano a crescere. Proprio per questo però egli avrebbe dovuto spingere la castrazione a costo di una crisi, probabilmente salutare. La rottura anticipata del contratto avrebbe inchiodato i grillini al 20 per cento e gli ex nordisti al 33/34 per cento, segnando una distanza di sicurezza favorevole ai secondi. Dopo di che, svoltesi le europee, si sarebbe trattato di andare alle urne a giugno o luglio con la certezza per Matteo di stravincerle. di Vittorio Feltri

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