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Filippo Facci: dalla politica al calcio, De Magistris fuoriclasse del vittimismo napoletano

di Cristina Agostini domenica 6 maggio 2018

3' di lettura

Non è possibile che una città importante come Napoli abbia un sindaco così, un arruffapopolo con la bandana arancione o azzurra secondo la carnevalata del giorno. Non è possibile neppure se la città corrisponde al Terzo mondo d' Europa, epicentro di quella "napoletanità" che da secoli unisce patrizi e plebei in un solo e lancinante pianto a cui Luigi De Magistris parla via Facebook, senza mediazioni: «Sono orgogliosamente napoletano da sempre... La nostra Città e il popolo napoletano sono stanchi delle ingiustizie. Ci riprenderemo tutto quello che ci avete levato, conquisteremo quello che ci spetta... loro si sentono forti e potenti rubando, con furti di Stato o di Calcio. Il maltolto ce lo riprenderemo tutto, senza lamentele e senza cappello in mano, con la schiena dritta e con la lotta». Il linguaggio allusivo ed evanescente lo conosciamo dai tempi delle sue istruttorie infruttuose, ma è chiaro che sta parlando della Juve e della conduzione arbitrale di sabato sera a San Siro nel match con l' Inter. Ma per il resto, che accidenti sta dicendo? Abbiamo capito chi sia a parlare - l' abbiamo capito da molti anni - e abbiamo capito a chi sta parlando: ossia al peggio della postura vittimista e piagnona di questo Paese - nella sua capitale morale, Napoli - e al peggio del complottismo e dell' autocommiserazione di cui lo straccionismo di questo Paese è ancora capace: quello dell' arbitro venduto, quello dei poteri innominabili («Loro») che ti rubano la vita e la partita della vita. Ma nel concreto? Che sta dicendo, De Magistris? «La nostra Città e il popolo napoletano sono stanchi delle ingiustizie», ha scritto. Quali? «Ci riprenderemo tutto quello che ci avete levato». Cioè? Che cosa? E come? «Loro si sentono forti e potenti rubando, con furti di Stato o di Calcio». Loro chi? Gli arbitri? La Juve? La Figc? La Fifa? La Comunità europea? L' Onu? Salvini? E ci dica, i «furti di Stato o di Calcio» fanno parte di un pacchetto unico, predato dalla stessa organizzazione anti-napoletana? La stessa, forse, che ha trasformato Napoli nella primatista appunto dei furti, della disoccupazione soprattutto giovanile, dell' astensionismo alle urne, dell' abusivismo edilizio, dei reati ambientali, dell' usura, degli scippi e dei furti d' auto? Ma no, fermi, stiamo divagando, forse dovremmo rimanere sulle responsabilità di chi parla come il peggiore dei tifosi anti-sportivi ma con la lingua di legno del peggiore dei politici, la lingua di chi versa benzina e nasconde la mano, così, solo per attizzare fuochi altrui e scroccare qualcosa anche dal calore cocente della sconfitta. Col terrore, nostro, che uno come De Magistris - che in fondo è stato eletto, anzi rieletto - non ammicchi solo al peggio degli ultrà e a chi insomma merita un sindaco come lui, e quindi al risentimento frustrato e campanilista della celebre plebe sanfedista napoletana che a ogni critica ti oppone la pizza, il mare, i babà, la pastiera, il Golfo, Eduardo, Troisi e una cultura storica benché deprivata di una società civile. Il timore è che possa far presa, uno come lui, che in fondo - molto in fondo - è pur sempre un sindaco, anche su quella borghesia napoletana che ancora resiste e che non si è ancora del tutto miscelata alla plebaglia dei Pulcinella che tanto si agitano in queste ore. Perché c' è il complotto. Il furto di Stato e di Calcio. L' ha detto anche 'o sindaco.  di Filippo Facci

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