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Giorgio Napolitano al Corriere della Sera: "Riforme con maggioranza più ampia"

Nicoletta Orlandi Posti
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Giorgio Napolitano offre un assist inaspettato a Silvio Berlusconi. In una lettera al Corriere della Sera, in risposta a Ferruccio De Bortoli, il presidente della Repubblica auspica infatti "maggioranze più ampie" per approvare in tempi brevissimi le riforme costituzionali e la legge elettorale. "Nodi assai importanti sono quelli che dovranno sciogliersi nelle prossime settimane e nei mesi seguenti", scrive Napolitano, "innestandosi nel chiarificatore esercizio del semestre italiano di presidenza europea. Confido che quei nodi si scioglieranno positivamente col contributo essenziale di un governo che opera nella pienezza della sua responsabilità politica e delle sue prerogative costituzionali e con l'apporto di un arco di forze politiche che vada decisamente oltre i confini dell'attuale maggioranza di governo in materia di legislazione elettorale e di revisioni costituzionali". "Confido in sostanza", aggiunge il presidente della Repubblica, "che stiano per realizzarsi condizioni di maggior sicurezza, nel cambiamento, per il nostro sistema politico-costituzionale che mi consentano di prevedere un distacco comprensibile e costruttivo delle responsabilità che un anno fa mi risolsi ad assumere entro chiari limiti di necessità istituzionale e di sostenibilità personale". E conclude: «Finchè continuerò ad assolvere le funzioni di Presidente e anche dopo, considererò mio impegno irrinunciabile, nelle forme possibili, quello per l'unità europea che resta la causa e la visione senza alternative da rimotivare e riaffermare con la necessaria apertura a fondate istanze di rinnovamento e con concreta capacità persuasiva". Napolitano, sottolinea in ultimo di essere "disponibile al confronto verso le posizioni critiche di alcuni costituzionalisti cui sono stato legato in tempi non lontani da rapporti di stima reciproca". "Il bilancio è positivo" - Nella prima parte della lettera a De Bortoli il presidente della Repubblica si dice comunque soddisfatto del suo lavoro: "Ho pagato un prezzo alla faziosità ma il bilancio è positivo". "Non intendo soffermarmi sui fatti, atteggiamenti, intrighi che hanno concorso a gettare ombre e discredito, bel al di là di ogni legittima critica e riserva, sulla mia persona e sull'istituzione che rappresento. L'essenziale - spiega Napolitano- è che mi sia sempre sforzato di mantenere la serenità indispensabile per fare il mio dovere, per rispondere alle esigenze del Paese e della sua vita democratica". "In primo luogo - premette Napolitano - sono stato e sono portato a riflettere sulla persistente, estrema resistenza, che viene dagli ambienti più disparati, all'obbligo nazionale e morale di garantire la continuità dei percorsi istituzionali e con essa primordiali interessi comuni anche attraverso avvicinamenti e collaborazioni sul piano politico, che s'impongono in via temporanea fuori delle naturali affinità e della dialettica dall'alternanza. Dal non riconoscimento di quest'obbligo di questa necessità, sono scaturite nel corso dell'ultimo anno, reazioni virulente che hanno contagiato, sorprendentemente, ambienti molto diversi". Compito ingrato - "È stato duro, procedere al compito che mi spettava divenuto davvero faticoso e ingrato, del promuovere la formazione di un governo di ampia coalizione", sottolinea il presidente della Repubblica, "il solo possibile nel Parlamento uscito dalle elezioni del febbraio 2013, e nel sollecitare un programma di rilancio della crescita e dell'occupazione, e di contestuale avvio di riforme economico- sociali e istituzionali già troppo a lungo ritardate. Che questo processo si sia messo in moto e di recente decisamente accelerato senza essere bloccato da una crisi e susseguente ristrutturazione della maggioranza di governo, nè più tardi dal cambiamento politico sfociato in una nuova compagine e guida governativa, mi fa considerare positivo il bilancio dell'anno trascorso". E aggiunge: "essermi a tal fine esposto personalmente, sempre nei limiti del mio ruolo costituzionale e aver pagato allo spirito di fazione un prezzo nei consensi convenzionalmente misurabili, non mi fa dubitare della giustezza della strada seguita".

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