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Gianni Boncompagni al veleno: "Fucilerei Don Matteo, a Montalbano darei l'ergastolo"

Gian Marco Crevatin
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"All'epoca io e i miei amici eravamo tutti intellettualini di sinistra, andavamo a casa dei pochi che avevano il giradischi per sentire Beethoven in 33 giri". Parte dagli albori Gianni Boncompagni e inizia col glorioso soggiorno da giovanissimo in Svezia dove lavorava "per un settimanale svedese tipo Oggi: ci scrivevo delle novellette che copiavo proprio da Oggi, che un mio amico mi mandava per posta da Arezzo. Prendevo queste novellette, le traducevo e le portavo da una caporedattrice che era diventata mia amica". Parte in quarta la lunga intervista concessa a ilgiornale.it in cui l'ex deus ex machina di una certa Tv a cavallo tra gli anni 80 e 90 svela un lato inedito di sé e non rinuncia a qualche stilettata. Rai e Non è la Rai - Se rispetto al teen cult Non è la Rai conserva ottimi ricordi "Miriana Trevisan era la più bella di tutte. Era un capolavoro. E poi non c'era mignotteria" e ancora "Berlusconi aveva comprato il Palatino, ti rendi conto? Io quando vidi il Palatino persi la testa. La mia regia aveva un muro romano! Mi fece un contratto spaventoso. Per me era una cifra pazzesca" sulla tv di stato non è altrettanto generoso coi complimenti: "Odiavo i raccomandati. In Rai lo sanno: non li ho mai presi. Uno raccomandato vuol dire uno che non è bravo" si lascia andare Boncompagni. Sulla tv pubblica poi ci ritorna e alla domanda "Boncompagni presidente assoluto della Rai per un giorno. Che farebbe?" ci va giù pesante: "Licenzierei l'ottanta percento delle persone assegnando un vitalizio. Ne bastano venti per mandare avanti la baracca. Poi fucilerei Don Matteo a piazza Mazzini davanti al cavallo, con tutti gli autori. E a Montalbano darei l'ergastolo" si lascia andare, tra il serio e il faceto.

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