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Quirinale, fermi tutti parla D'Alema: "Vi racconto come ho fregato il Cav"

Nicoletta Orlandi Posti
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"Marginali? Abbiamo avuto un'influenza determinante nell'elezione del capo dello Stato, al di là di certe ricostruzioni ossequienti verso Renzi". Massimo D'Alema risponde con un'intervista al Messaggero alle accuse del segretario del Pd di essere diventati marginali all'interno del partito. "La descrizione tragica della fine della sinistra è una ricostruzione letteraria", tuona. "Direi cattiva letteratura. In realtà il Presidente era il candidato indicato dalla minoranza del Pd. Per noi è stato un successo importante". Matteo Renzi, puntualizza D'Alema, "ha gestito una candidatura avanzata dalla minoranza del Pd, consapevole che altre strade sarebbero state irrealistiche". Per il futuro, spiega D'Alema, "la via maestra è il metodo-Mattarella, è l'unità del Pd, tenendo conto che c'è una minoranza che non ha posizioni pregiudiziali. Noi non facciamo agguati. Se fossimo degli irresponsabili, come talora veniamo dipinti, con il solo obiettivo di creare problemi al presidente del Consiglio, avremmo potuto non votare Mattarella. Noi guardiamo al merito". Ecco come è andata - D'Alema racconta le ore che hanno preceduto la candidatura dell'ex Dc. "Ci siamo riuniti, abbiamo discusso e alla fine Bersani ha detto a Renzi: siamo disponibili a votare Amato o Mattarella. Renzi, dopo avere tentato di puntare su altre soluzioni, su persone a lui più vicine e dunque più condizionabili, ha ritenuto saggiamente che il suo tentativo potesse risultare troppo rischioso e ha pensato che fosse meglio proporre una soluzione che garantisse il sostegno convinto di tutto il partito". Alla domanda sul perché non sono stati fatti nomi di ex Ds, Baffino risponde: "Era del tutto ragionevole, dopo Ciampi e Napolitano, dopo quasi vent'anni, che un cattolico democratico salisse al Quirinale. Non sono automatismi, certo, ma credo che questo faccia parte di una consuetudine democratica, di un equilibrio tra le culture. Il presidente deve essere una personalità al di sopra delle parti, il più possibile estranea ai conflitti che hanno diviso il Paese, le forze politiche e anche il Pd al suo interno". Il Patto del Nazareno - D'Alema sostiene poi di non sapere in in cosa consista il Patto del Nazareno, nè se è davvero finito. "Lo vedremo alla prova dei fatti", dice a Alberto Gentili, "se si potranno correggerne gli effetti negativi sulle leggi. E va cambiata certamente la legge elettorale perché avendo ceduto a Berlusconi sul punto dei capilista bloccati, l'Italicum non assicura ai cittadini il diritto di scegliere i parlamentari".  Renzi sostiene invece invece l'Italicum non si tocca, ma D'Alema non sembra disposto a cedere. "Dica ciò che vuole", sbotta sul Messaggero. "Noi continueremo a batterci nel merito. E' una riforma dubbia sotto il profilo costituzionale: il combinato disposto di un Senato nominato dai Consigli regionali, e dunque dai partiti, e di una Camera la cui maggioranza degli eletti è nominata sempre dai partiti, è una soluzione che espropria i cittadini esattamente come il Porcellum. Insieme a Renzi l'avevamo combattuto. Ora lui sembra essersene dimenticato, non rispettando l'impegno preso con gli elettori". Campagna acquisti - Sull'ipotesi che qualche forzista possa accorrere in soccorso di Renzi, D'Alema dice: "Non lo so, non intercetto le telefonate tra Renzi e Verdini. Ma sento dire in queste ore che si cerca la disponibilità di singoli parlamentari. Mi viene in mente Scilipoti. Il governo del Paese non può puntare a sostituire il Patto del Nazareno con il trasformismo parlamentare. Spero che Renzi si renda conto che l'idea di comandare senza considerare il dibattito democratico, con continui appelli all'obbedienza, è rischiosa. La via maestra è il metodo-Mattarella, è l'unità del Pd, tenendo conto che c'è una minoranza che non ha posizioni pregiudiziali".

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