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Giovanni Paolo II, il documento che inchioda Bergoglio: la lezione che Francesco non può ignorare

Sara Ghisoni
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"E' innegabile che tra i due grandi principi che orientano la politica – la libertà (destra) e l'uguaglianza (sinistra) – papa Francesco insista di più sulla seconda". Così parla Vito Mancuso, esprimendosi sulle posizioni dell'attuale Papa. Il papato di Bergoglio è indubbiamente incentrato sui migranti, sull'accoglienza, sull'estensione dei diritti e sull'abbattimento dei confini. Però schierarsi al di fuori dell'indirizzo voluto da papa Francesco non significa porsi al di fuori del cristianesimo. Tra i papi che sono rimasti nella storia, non si può dimenticare l'importanza che diede papa Wojtyla al valore della "patria": Giovanni Paolo II è stato infatti il primo pontefice della storia a non tagliare le sue radici con la sue terra d'origine, la Polonia, dopo l'elezione al soglio pontificio. "La parola patria ha per noi un tale significato, concettuale ed insieme affettivo, che le altre Nazioni dell'Europa e del mondo sembra non lo conoscano, specialmente quelle che non hanno sperimentato – come la nostra Nazione – danni storici, ingiustizie e minacce": così si rivolse Wojtyla alle autorità civili polacche nel 1979. Tema centrale nel suo pontificato fu anche il discorso relativo all'identità: "Le nazioni dell'Europa centro-orientale hanno conservato la loro identità, e l'hanno persino consolidata, nonostante tutte le trasformazioni imposte dalla dittatura comunista". Ancora oggi insomma i temi legati alla patria e all'identità animano il dibattito nella Chiesa cattolica, senza poter giungere a risposte univoche.

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