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Lapo Elkann, la tragica confessione: "Ho odiato la mia infanzia. Mia mamma, la violenza sessuale, poi la droga"

Giulio Bucchi
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"Ho odiato la mia infanzia". E poi le droghe, la solitudine, la speranza. Lapo Elkann si confessa al Corriere della Sera e il quadro è quello di un 40enne che dalla vita ha avuto tutto e ha rischiato più volte di buttarlo via. Oggi il fratello di John Elkann e nipote dell'Avvocato Gianni Agnelli sembra aver messo la testa a posto. Un anno fa, l'ultima bravata con il finto rapimento a New York e la richiesta di soldi alla famiglia. "Fu un incidente. Non posso dire nulla. Era un periodo particolarmente violento, aveva scoperto che il mio autista fidato da anni rubava, poi l'arroganza dei miei manager, la mia amica Franca (Franca Sozzani, ndr) che stava morendo, come un altro amico. Sotto pressione ho sbottato. E mi sono fatto male". Ora, giura, è "pulito". Molto c'entra la nuova avventura imprenditoriale a Milano, il "Garage Italia" con lo chef Carlo Cracco nella storia stazione Eni di Enrico Mattei ("Un uomo decisamente più forte e visionario di me"), così come la svolta nella sua azienda di moda Italia Independent dove ha cambiato tutti i manager ("I risultati stavano crollando, c'erano tanti errori strategici e un'arroganza e una supponenza e un ego che sono la mia antitesi. E a malincuore ho allontanato tutti").  Per approfondire leggi anche: Parla il trans Patrizia: "Cos'ho visto quelle notti" Soprattutto, però, a dare una nuova luce alla sua vita è la lotta contro la tossicodipendenza. Le droghe, spiega Lapo, "possono abbagliarti ma sono il peggiore amico che puoi avere, perché ti allontanano da tutto. Con loro ho combattuto battaglie terribili, e ho ottenuto la più grande vittoria della mia vita. Pensavo che la cocaina fosse glam e invece è da sfigati. Mi sono fatto male e ho fatto male. Poi ho incontrato medici geniali, Lorenza Bolzani e Gallimberti e Bonci, italiani per l'appunto, che hanno inventato un sistema chiamato Tms, che agisce sul cervello e allontana il craving, la voglia. Ce l'ho fatta. Si può. Bisogna volerlo". Anche grazie alla terapia ha raggiunto la pace con se stesso: "Mi sentivo solo, infelice, ingabbiato. Non mi amavo e non amavo chi ero. Ora, a 40 anni, mi accetto. Avrei voluto succedesse prima ma è andata così". La svolta è arrivata "guardando i miei fratelli e i loro figli. Ho sentito il desiderio di averne. Ma io non ho mai amato la mia infanzia. E mi sono detto che così non sarei stato degno di essere padre. Dovevo sentirmi pulito. Ora aspetto la donna giusta". Sono stati due i suoi grandi amori: "Martina Stella che ora è una carissima amica e sono contento di vederla felice sposata e con figli. Lo merita. E sono stato molto innamorato di Bianca Brandolini. Con loro ho costruito e distrutto". Due fallimenti personali dovuti forse "al rapporto non facile con mia madre. Sempre tanti dubbi e quell'ossessione per la perfezione, che non esiste". "L'ho odiata la mia infanzia, sì. Ho amato solo il periodo in Brasile. Poi l'orrido collegio...". Dove ha subito violenze sessuali. "L'umiliazione di essere abusato ti porta a nasconderlo e ti senti colpevole perché è successo. È una violenza incommensurabile che ti trascina nel meccanismo di autodistruzione: canne, alcol, cocaina, prostitute per non sentire il dolore dentro. Anestetizzarlo a tutti i costi, questo solo contava. Nessuna gioia o divertimento. Solo squallore e tristezza". Un suo amico si è suicidato, per questo. "Io, nella disperazione, ho voluto combattere, senza mollare. E sono uscito alla luce". Forse se il nonno Gianni Agnelli fosse rimasto per qualche anno in più, l'avrebbe potuto aiutare nei momenti di crisi: "Avrei avuto una persona con la quale condividere di più determinate difficoltà della vita e forse mi avrebbe facilitato il percorso per uscire dalle tenebre che avevo dentro di me. Fino a 18 anni volevo essere come lui, poi ho capito che ognuno ha la sua strada: voglio lasciare la mia storia".

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