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Pietro Grasso scrive al Pd: gli 80mila euro che gli deve non li sgancerà mai

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Matteo Legnani
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Ha risposto con una lettera a La Repubblica, Pietro Grasso, al Pd che gli chiedeva conto degli 83.250 euro che non ha mai versato come quota d'iscrizione al Pd nei cinque anni del suo mandato da presidente del Senato. Lo ha fatto con oltre un mese di ritardo, "non tempestivamente", come scrive lui stesso al tesoriere del partito onorevole Bonifazi, "perché ho considerato la modalità attraverso la quale ha scelto di farmi giungere tale comunicazione, ossia i giornali, un colorito quanto basso espediente da campagna elettorale. Immagino inoltre che non sia stata casuale la scelta del 3 dicembre 2017 per darne notizia, giorno nel quale ho pubblicamente aderito a Liberi e Uguali". Leggi anche: Il Pd scrive a Grasso: "Guadagni tanto, restituiscici i soldi che ci devi" E via sproloquiando con una serie di punti, dal "A" al "G", per dire, in soldoni, che lui quegli 80mila e rotti euro, al Pd, non li darà mai. E che, anzi, "dal marzo 2013 al 26 ottobre il gruppo del Pd al Senato ha percepito 250mila euro proprio in virtù della mia iscrizione al Gruppo medesimo". Insomma, Sua Maestà l'ex presidente del Senato fa l'offeso e la mette sul personale, senza rendersi conto che ciò di cui sta parlando non ha nulla di personale e tutto di pubblico: nel senso che i soldi che lui dovrebbe al Pd sono soldi pubblici che lui ha percepito in quanto presidente del Senato e pure pubblici sono i 250mila euro che il gruppo Pd al Senato ha percepito grazie a lui. O "per colpa" sua?

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