Repubblica nel caos, Scalfari contro De Benedetti: "Me ne fotto", cosa si spingono a scrivere
"Me ne fotto"? Grazie a Francesco Merlo e a Repubblica scopriamo che non è un'offesa né una volgarità, ma una "vaga parolaccia". Forse perché a dirla, sia pure in tv a DiMartedì, è stato il fondatore del quotidiano, Eugenio Scalfari. La verità è che Barbapapà, di Eugenio Scalfari e delle sue accuse, non se ne fotte affatto. Anzi, per rispondere colpo su colpo al suo editore che, di fatto, gli ha dato del "rimbambito" e dell'"ingrato" in diretta a Otto e mezzo da Lilli Gruber si è fatto intervistare dai colleghi per una paginata da vero e proprio "regolamento di conti interno". Per approfondire leggi anche: "De Benedetti crede che con i suoi soldi possa...", Santanché al veleno E l'obiettivo è solo e soltanto lui, l'Ingegnere. Scalfari, si legge nell'introduzione alla lunga intervista di Merlo, ha "consapevolmente usato" quella "espressione goliardica" "non per evadere ma per alleggerire una situazione molto spiacevole". Di più: il "me ne fotto" "ammiccava al suo contrario, gli era insomma servita per far sapere che la fine dei rapporti con Carlo De Benedetti gli dispiaceva, ma che era saggezza non compiacere gli sciacalli". E noi che pensavamo si stessero solo insultando, da primedonne quali sono.