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Vittorio Feltri, la pruriginosa e amarissima verità sul sesso: "Ne facciamo come in passato, ma..."

Davide Locano
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Dicono che Antonio Scurati sia un eccellente scrittore e non mi va di metterlo in dubbio. Ieri però ho letto sul Corriere della Sera un suo articolo sulle cosiddette culle vuote dal titolo: «Abbiamo vissuto nel presente. Ecco perché ci ritroviamo senza bambini». A parte il fatto che è difficile non vivere nel presente, dato che siamo contemporanei, mi meraviglio che ci siano molti individui, anche intellettuali, che si domandino come mai calino le nascite e se ne dispiacciano. Ma chi se ne frega se la società invecchia e se gli asili sono meno affollati rispetto ai tempi andati. Dov'è il dramma? Leggi anche: Vittorio Feltri contro il Papa: "Dice che non bisogna mangiare troppo?" Negli anni Cinquanta la popolazione italiana ammontava a circa 40 milioni di abitanti, i quali oggi sono 60 milioni. Significa che in mezzo secolo c'è stato un notevole incremento, di cui non dovremmo lagnarci, semmai rallegrarci, malgrado per decenni abbiamo imputato all'esplosione demografica ogni nostro problema, come predicavano all'epoca i radicali, i quali avvertivano che il pianeta più si riempiva di persone e più avrebbe sofferto per sopravvivere. Oggi invece si piange poiché non figliamo più. Mi sembra come minimo una contraddizione. Dobbiamo diminuire o aumentare? Ah, saperlo. Ma non chiedete conto di questo a Scurati, il quale preferisce che l'umanità si gonfi a dismisura per combattere il nichilismo punk e quello neoliberista anni Ottanta. Secondo costui non scopiamo più per ragioni para ideologiche. In realtà maschi e femmine continuano a congiungersi come in passato, solo che usano il preservativo e altri anticoncezionali in quanto considerano il sesso un piacevole modo per trascorrere le serate e non per altro. Lo scopo è quello di non procreare non soltanto per i motivi arcani denunciati erroneamente da Scurati, bensì perché oggi mettere al mondo un figlio costituisce un problema per i genitori. Intanto occorre un matrimonio o una convivenza, più diffusa rispetto al primo, poi serve un alloggio i cui costi di affitto, e non parliamo di acquisto, sono impegnativi. Pertanto la eventuale coppia opta per un bilocale onde non svenarsi, visto che le retribuzioni non consentono spese folli. In due stanze la comunanza di tre soggetti non è il massimo della vita, figuriamoci se gli sposi possono concedersi il secondo bebè. Dove lo mettono, sul terrazzino? In epoche lontane le famiglie usavano accatastarsi in pochi metri quadrati. La maggioranza era abituata ad ammonticchiarsi in due vani o tre, ora non più. Sono mutate le consuetudini e nessuno più si adatta a campare come zingaro. Non solo. Attualmente le donne giustamente vogliono e devono sgobbare per contribuire al mantenimento del nucleo. E se una signora ha una occupazione non è in grado di accudire a una pletora di fanciulli. Quindi il contenimento della prole entro un numero esiguo di soggetti è un obbligo imposto dal modus vivendi e non dalle bischerate evocate da Scurati. Con gli stipendi correnti, con le esigenze della modernità, con questi chiari di luna è fuori luogo pretendere che i giovani siano all' altezza di riempire le culle. Io ho avuto quattro pargoli e mia moglie si è ammazzata di lavoro, ma la mia attività ha consentito di crescerli tutti alla grande. Cosa che non a tutti è permessa. di Vittorio Feltri

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