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Giuseppe Conte ancora premier, benedizione in Vaticano: chi lo sostiene

Marco Rossi
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Giusto un miracolo può tenere in piedi il governo di Giuseppe Conte. E, a quanto pare, in Vaticano si stanno attrezzando. Tanto che l' operazione «responsabili» non solo non è sfumata, ma - raccontano - avrebbe addirittura il sigillo papale. O, in subordine, quello della curia romana, che ci tiene a preservare la poltrona di un premier amico. E si sta dando da fare. Non è chiaro se sia stato il presidente del Consiglio a supplicare un aiuto da parte delle sue amicizie Oltretevere, oppure se il «soccorso porpora» si sia attivato autonomamente. Di fatto, però, in queste ore, i contatti tra i palazzi romani - quelli del potere laico e quelli del potere ecclesiastico - sono febbrili. Per approfondire leggi anche:  Giuseppe Conte contro i cronisti Conte gode del favore del cardinale Pietro Parolin, segretario di stato vaticano. E questa non è una notizia. Già si sa. «Giuseppi», ai tempi, è stato anche allievo del porporato. Dunque i due hanno un rapporto di frequentazione molto consolidato. Recentemente si sono incontrati a Palazzo Borromeo, in occasione del ricevimento per i Patti Lateranensi. Il colloquio è stato più lungo del solito, ben oltre la prassi protocollare. Alla fine, Parolin ha tenuto a sottolineare la solida amicizia con l' inquilino di Palazzo Chigi: «La parola-chiave è convergenza, c' è una grande volontà di ascolto e di considerare il punto di vista della Chiesa», aveva spiegato ai giornalisti al termine della cerimonia. In quella occasione Conte aveva avuto proficui colloqui anche con il presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti, e il segretario generale, monsignor Stefano Russo. A quest' ultimo, il capo del governo aveva annunciato la sua presenza all' incontro dei vescovi del Mediterraneo «per la pace», che si terrà a Bari da oggi fino al 23 febbraio. L' ultimo giorno parlerà il Papa e Conte sarà in prima fila ad ascoltarlo. Altro sponsor contiano è Antonio Spadaro. La stima è notevolmente aumentata da quando «L' avvocato del popolo» si è liberato dalla presenza ingombrante di Matteo Salvini. Il direttore de La Civiltà Cattolica non ha mai nascosto l' antipatia per l' ex ministro dell' Interno. E, anche recentemente, il periodico dei gesuiti gli ha riservato un' altra stoccata: «Negli ultimi tempi, sempre più spesso i simboli religiosi fanno la loro irruzione nell' agone politico. Spesso Dio viene tirato in ballo in maniera impropria, chiamato come testimonial di una parte politica o come un' etichetta per promuovere un partito». Conte, agli occhi di Spadaro, ha tutt' altro stile. È devoto di Padre Pio, ma non va in giro sbandierando santini o ostentando rosari. È considerato un interlocutore affidabile e pertanto va preservato. L' ultimo che è andato a chiedere la "grazia" dall' altra parte del Tevere è stato il ministro Guardasigilli Alfonso Bonafede, spedito qualche giorno fa da Conte al Palazzo Apostolico per presenziare alla cerimonia di inaugurazione dell' anno giudiziario del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano. Di solito viene inviato un sottosegretario a fare le veci. Stavolta il governo era rappresentato ai massimi livelli. Chissà perché. Ma la domanda è: il Vaticano è ancora capace di influenzare i rapporti di forza all' interno di un Parlamento dove la compagine democristiana è ridotta a una sparuta minoranza? Così pare. Al lavoro, sottotraccia, ci sarebbe un ex deputato di Forza Italia, poi passato con Scelta Civica, Domenico Menorello. E non solo lui. L' obiettivo sono proprio i centristi di Fi e dell' Udc. Che l' altra sera si sono incontrati, in un ristorante del centro di Roma, per mettere a punto una strategia finalizzata al proseguimento della legislatura. Intanto continua a muoversi anche Paolo Romani. Il senatore annuncia la formazione di un gruppo indipendente a Palazzo Madama. Ma non con l' obiettivo di surrogare l' eventuale uscita dei renziani dalla maggioranza. E ieri, ancora una volta, Conte ha tenuto a smentire che siano in corso manovre per allargare la base parlamentare a suo sostegno: «Personalmente ho sempre preferito impiegare tempo e risorse per lavorare e non per alimentare polemiche. E così continuerò a fare». di Salvatore Dama

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