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Vittorio Feltri: "Ha ragione Matteo Salvini, la sacralità dell'aborto non può esistere"

Caterina Spinelli
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La polemica sull'aborto è ancora più vecchia della legge 194 che diventò definitiva dopo un referendum. I bisticci tra abortisti e antiabortisti, col trascorrere degli anni, si sono parzialmente ridotti, mai però spenti del tutto. Il tema è troppo delicato e divisivo per essere archiviato nell'indifferenza. Matteo Salvini recentemente ha attizzato gli animi con un intervento relativo alla interruzione della maternità, provocando una serie di reazioni al fulmicotone. Egli ha dichiarato che al pronto soccorso degli ospedali spesso si presentano donne, specialmente extracomunitarie, che chiedono di poter rinunciare alla gravidanza adducendo vari pretesti. Non l'avesse mai detto. Gli hanno scaricato addosso una valanga di improperi, secondo lo stile consolidato dei progressisti e dei conformisti. Peccato che il capo della Lega non abbia sostenuto il falso, si è limitato a segnalare e a descrivere la realtà. Difatti le italiane incinte che pretendono di non esserlo più grazie a un intervento del medico sono in costante diminuzione, mentre, statistiche alla mano, aumentano le povere immigrate che per ragioni sostenibili gradiscono non portare a termine la gestazione. Se le cose stanno così per quale motivo nasconderlo? Il Capitano non ha pronunciato una condanna nei confronti di certe signore, ha semplicemente fotografato la situazione. Dopo di che bisogna aggiungere che chi manifesta contrarietà verso l'aborto è considerato un sacrilego, un vecchio bigotto che non riconosce i diritti civili eccetera. Chissà perché deve dominare il pensiero unico che, per quanto giusto, sarà opinabile o no? Chi ha idee diverse rispetto a quelle correnti viene preso a calci in bocca. Io, per esempio, ho avuto quattro figli e d'accordo con mia moglie ho sempre rifiutato l'aborto quale regolatore delle nascite. Mi devo per questo sentire più scemo di Emma Bonino? di Vittorio Feltri

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