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Luca Palamara, "pronta la lista del politici al suo servizio". Indiscreto dal Csm: tremano i palazzi romani

sabato 27 giugno 2020

2' di lettura


Un parterre de roi per la prima udienza  del processo disciplinare di Luca Palamara prevista per il 21 luglio. La difesa dell'ex presidente dell'associazione nazionale magistrati (Anm) si prepara a presentare un lunga lista di testi. «Nella mia vita ho frequentato mondo politico istituzionale, ho conosciuto Zingaretti quando era presidente della provincia di Roma. Conoscevo lui come tanti altri esponenti dei partiti». Lo ha detto Luca Palamara, intervistato da Zweb tv, la web tv dedicata alla Generazione Z e ai Millennial. 

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Quanto alla decisione del procuratore generale della Cassazione di chiedere per lui il processo disciplinare ha risposto: «Era nelle cose, c'è amarezza ma anche la consapevolezza di potere chiarire tutti i fatti che mi vengono contestati. Si tratterà di un processo pubblico quindi in quella sede con il deposito degli atti della procura di Perugia sicuramente il materiale a disposizione sarà sicuramente più ampio». 

«Ho fatto parte del sistema delle correnti, avrei voluto parlare all'Anm, ma mi è stata negata la possibilità di farlo, sono stato animato dai più nobili ideali», ha aggiunto.  Si prepara dunque uno scossone perché potrebbero sfilare politici, imprenditori, magistrati. Al momento i magistrati sotto processo disciplinare sono dieci. Il giudizio disciplinare è stato chiesto oltre che per Luca Palamara, per i 5 ex togati del Csm dimissionari lo scorso anno, Antonio Lepre, Luigi Spina, Corrado Cartoni, Gianluigi Morlini e Paolo Criscuoli, Cosimo Ferri, l’ex pm romano Stefano Fava, l’ex pm della Dna Cesare Sirignano più due magistrati segretari del Csm, per uno dei quali la richiesta di giudizio disciplinare era già stata avanzata.

Per la posizione di Cosimo Ferri, magistrato in aspettativa e deputato di Iv, "abbiamo chiesto alla sezione disciplinare del Csm di chiedere l’autorizzazione a usare le conversazioni intercettate alla Camera’’, ha chiarito il pg della Cassazione, Giovanni Salvi, in conferenza stampa.


Tra i punti contestati ai magistrati per i quali è stato chiesto il procedimento vi è quello dell'interferenza nell'esercizio dell’attività del Consiglio superiore della magistratura, in relazione all’incontro in un albergo romano per discutere di nomine ai vertici delle principali procure italiane. "L’elemento sta nel fatto che le scelte venivano esposte in relazione a condotte, richieste o temute, rispetto a posizioni processuali per favorire qualcuno o danneggiare qualcun altro", ha spiegato Salvi, per il quale la vicenda nata dall’inchiesta di Perugia "ha segnato un punto di non ritorno, quello che è successo è irreversibile".
 

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