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Giulia Maria Crespi, morta a 97 anni la fondatrice del Fai. Impose la svolta a sinistra del Corriere della Sera

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È morta Giulia Maria Crespi, la "grande borghese controcorrente" della cultura italiana. Storica editrice del Corriere della Sera a cavallo di Anni 60 e 70, quando ne prese il timone dopo la scomparsa degli zii Mario e Vittorio, fu protagonista della "svolta rossa" di via Solferino in un momento drammatico della storia italiana, con l'emergere del terrorismo delle Brigate rosse e la lotta armata con l'estremismo nero. Fu proprio per lo sbandamento a sinistra imposto dalla "zarina" che Indro Montanelli lasciò clamorosamente e polemicamente il Corriere, insieme ad altri illustri colleghi, per fondare il Giornale. Dopo aver scelto alla direzione prima Luigi Spadolini e poi Piero Ottone, e dopo aver fatto entrare nella società editrice Gianni Agnelli e Angelo Moratti, la Crespi ha abbandonato il Corriere vendendo la sua quota ad Angelo Rizzoli, per dedicarsi alla sua grande passione, la cultura.

Nel 1975 fonda il Fai, il Fondo per l'ambiente italiano, insieme a Renato Bazzoni, per rimanerne presidente onoraria fino alla morte. Al Fai donò mezzo miliardo di lire, e finanziò l'acquisto del monastero romano-longobardo di Torba (Varese), primo bene storico acquisito dal Fondo nel 1976. Nata a Merate il primo giugno del 1923, ha vissuto due matrimoni. Il primo con il conte Marco Paravicini, dal quale nacquero i gemelli Aldo e Luca. Parravicini morì in un incidente a quattro anni dalle nozze e Giulia Crespi sposò poi l'architetto Guglielmo Mozzoni, del quale pure sarebbe rimasta vedova. Bipartisan il cordoglio della politica per una figura centrale nella tutela del patrimonio artistico italiano.

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